Inchiesta G8: spunta una pista che porta in Vaticano

Pubblicato il 17 Maggio 2010 - 10:09 OLTRE 6 MESI FA

Angelo Balducci

Porta dritto alla Città del Vaticano una delle diramazioni dell’inchiesta sui grandi eventi che vede coinvolti, tra gli altri, anche l’imprenditore Diego Anemone e Angelo Balducci. I magistrati di Perugia, infatti, hanno pronta una rogatoria presso la Santa sede per valutare la posizione finanziaria proprio di Balducci. Quest’ultimo, nel 2002, era “consultore” della congregazione di Propaganda Fide e “Gentiluomo di sua santità” e, in virtù di questi incarichi, anche titolare di un conto corrente presso lo Ior, ovvero la banca vaticana.

Ottenere il permesso di scandagliare nei conti di Balducci, però, non sarà facile. Lo Ior è tradizionalmente un bunker di riservatezza che ha sempre negato ai magistrati italiani qualsiasi forma di collaborazione. L’aria, però, potrebbe essere sul punto di cambiare dal momento che, nella banca vaticana, da qualche settimana c’è una nuova dirigenza.

L’esistenza di un conto Ior intestato a Balducci, in ogni caso, non era segreta: il presidente del Consiglio dei lavori pubblici lo aveva già ammesso nel 2002. Era tutt’altra indagine: si era a Potenza ed il pubblico ministero era John Woodcock che si occupava di Vittorio Emanuele di Savoia.  Nell’inchiesta c’era monsignor Francesco Camaldo e, ad attrarre l’attenzione di Woodcock fu un versamento da 280 milioni effettuato da Balducci sul conto del prelato.  “Un prestito a fondo perduto per aiutare un amico truffato” spiegò Balducci a Woodcock e la cosa, nonostante le perplessità del magistrato, si arenò perchè marginale nell’inchiesta di Potenza.

A Perugia, però, quei soldi interessano ed è quindi più che probabile una convocazione con interrogatorio per Camaldo per capire se quella di Balducci sia stata semplice generosità o se dietro ci siano altri “affari”. Di che tipo? Nel 2003, per esempio, il Vaticano vende un complesso immobiliare a due passi dal Pantheon. Lo compra un austriaco, Peter Pohl, che dopo una manciata di mesi lo vende, a prezzo decisamente più basso rispetto a quello di mercato, alla Immobilpigna srl, una società riconducibile ad Anemone e Balducci. I due fanno i lavori di ristrutturazione e rivendono a prezzo pieno: massimo guadagno con il minimo sforzo.