Belluno, brasiliano accusa i vigili: “Io, talpa in cambio di favori”

Jacopo Matano*
Pubblicato il 19 Marzo 2010 - 11:14 OLTRE 6 MESI FA

Infiltrato nell’inaccessibile comunità brasiliana per far scoprire ai vigili urbani un racket di patenti false, ricambiato con la possibilità di circolare liberamente in auto senza incappare nei controlli. E’ l’accusa di Edvanei Fernandes Pereira, l’immigrato brasiliano che a Belluno è il principale testimone nel processo contro l’ex comandante della polizia municipale, Danilo Salmaso, imputato di omissione in atti d’ufficio, e l’agente Cristina Fistarol, per la quale l’accusa è concorso in falso e omissione in atti d’ufficio.

L'ex comandante dei vigili urbani di Belluno Danilo Salmaso

Davanti ai giudici del collegio, il brasiliano ha spiegato di aver deciso di denunciare il fatto come ripicca per non aver ricevuto l’”immunità” promessa dai vigili in cambio della sua azione di agente provocatore nell’organizzazione. Accuse che i due vigili respingono, sostenendo che Pereira avrebbe inventato questa storia per alleggerire le proprie responsabilità all’interno del gruppo dei connazionali implicati nel giro delle patenti false. Dalle deposizioni degli altri testimoni – alcuni agenti di polizia che hanno indagato sui vigili urbani dopo le accuse – è emerso che la questura e la polizia municipale stavano conducendo due diverse indagini sui brasiliani. E’ stato Pereira, poi, a dare alla polizia la notizia dell’inchiesta parallela dei vigili. Ritenendo credibile la storia dell’ “infiltrato”, gli investigatori hanno perquisito gli uffici del comando non trovando, però, quello che l’immigrato aveva indicato loro: la fotocopia di una patente falsa intestata a sua moglie, e una busta che avrebbe indicato la prova dell’esistenza del patto con i vigili. L’unica busta con i riferimenti a Pereira riportava una data anteriore di un anno e mezzo al presunto incarico, e – secondo la difesa – non è configurabile come prova.

In attesa della prossima udienza, prevista per il 31 marzo, la difesa mette in luce altre contraddizioni della testimonianza del brasiliano, come l’esistenza di un’indagine nei suoi confronti per truffa, falso e ricettazione, dallo stesso negata. Nel 2008 inoltre, Pereira aveva contattato la polizia sostenendo di essere stato bersaglio di intimidazioni dopo la pubblicazione di un’intervista su un giornale. Ma i poliziotti che in quel periodo controllavano la sua utenza non rilevarono nessuna minaccia.

*Scuola di Giornalismo Luiss