Belluno, la guerra ai decibel spacca la città

Pubblicato il 7 Dicembre 2011 - 15:49 OLTRE 6 MESI FA

BELLUNO – Niente più musica nei bar del centro storico per tutelare i residenti troppo spesso disturbati fino all’alba dalla “movida”. A Belluno un’ordinanza già ribattezzata “bavaglio musicale” o “coprifuoco” pone pesanti e precise restrizioni ai gestori dei locali che si stanno mobilitando insieme ai giovani della città per contrastare il provvedimento.

Nuove regole. Niente più musica all’esterno dei locali dove si servono alimenti e bevande, ma al massimo “piccoli intrattenimenti musicali” che dovranno svolgersi all’interno dove sarà però vietato ballare e non si potranno superare le 100 persone. E alle ore 24 stop assoluto alle note. Ma anche divieto di pubblicizzare le serate facendo leva su nomi di gruppi musicali o di deejay: “Tuteliamo così i tanti cittadini che da troppo tempo si lamentano per musica e schiamazzi fino a tarda ora in pieno centro storico – ha spiegato il sindaco Antonio Prade (Pdl) – non saremmo mai voluti arrivare a questo punto, ma la mancanza di buon senso di alcuni gestori di locali non ci ha lasciato alternativa”.

Bufera politica. Ma gli stessi alleati del primo cittadino hanno preso le distanze dai divieti. “È un provvedimento emesso senza prima consultare la Lega Nord, pur trattandosi di una decisione di grande impatto sociale ed economico”, ha sottolineato il capogruppo del Caroccio in Consiglio Comunale Andrea Stella, che non ha risparmiato un attacco diretto a Prade: “Non ha neppure ancora inquadrato il vero fulcro del problema, ossia limitare le emissioni sonore effettive facendo i rilievi audio e premiando chi ha investito per mettersi in regola. L’ordinanza dev’essere ritirata e riscritta da capo”. Atteggiamento critico anche da parte dell’Udc, con l’Assessore alle Politiche giovanili Marco Da Rin Zanco che ha creato il sito www.bellunofattisentire.it, per raccogliere i pareri e le proposte di modifica delle diverse componenti della città sul provvedimento.

Mobilitazione. Ma anche la società civile non è rimasta a guardare. I giovani bellunesi hanno prima dato voce alla protesta sui social network, ed hanno quindi promosso una serie di iniziative nelle vie del centro: dal “concerto silenzioso” che ha riunito alcune decine di persone con strumenti musicali inutilizzabili, cuffie da dj e bavagli, alla ben più rumorosa manifestazione che, innaffiata da vin brulé, ha riunito numerosi artisti e gruppi musicali.

Mentre i gestori dei locali, l’associazione dei pubblici esercenti e i deejay cittadini hanno indetto una riunione per denunciare “una legge folle che ucciderà l’economia di Belluno”. Un totale accerchiamento, quindi, che ha spinto Prade a un parziale dietrofont: sul suo blog il Sindaco ha infatti confermato che non ritirerà l’ordinanza, ma ha precisato che “ai gestori che sapranno dimostrare senso di responsabilità e civismo concederò deroghe per far suonare fino alle due di notte sia all’esterno che all’interno. La stragrande maggioranza dei baristi, quelli responsabili, può stare tranquilla. Continuerà a lavorare come prima”.