Ti fregano sempre: a ogni controllo il distributore di benzina truccato

Pubblicato il 28 Marzo 2012 - 11:33 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La truffa alle pompe di benzina organizzata su larga scala a Padova non è la prima né sara l’ultima. E’ solo il caso più recente, che sui giornali, di questi tempi, ha fatto più scalpore viste le tariffe alle stelle dei carburanti e l’impressione generale di furto legalizzato sul prezzo finale: sarà che il petrolio è aumentato, che le compagnie ci marciano, che le accise statali sono vessatorie, sarà, ma intanto, goccia a goccia, di dieci centesimi in dieci centesimi, alla pompa l’estorsione non passa mai di moda. La Guardia di Finanza ha sequestrato una stazione di servizio e 24 colonnine erogatrici tarate al ribasso. Taroccate secondo il sistema più semplice e redditizio: un litro di carburante sulla “bilancia ideale”, viene fatto pesare di più, un po’ come il pizzicagnolo che ruba sulla tara. Il prezzo sale e la differenza la intasca il furbetto di turno, una specialità su cui hanno messo gliocchi anche le cosche, che hanno trovato un modo più pratico e indolore per imporre il pizzo. Le ultime stime sul fenomeno considerano erogazioni diminuite con una media che va dal 2,4 al 10 per cento in meno di quanto appaia sul display del distributore, per un danno di 13 euro circa su un pieno di 80 litri. Danno suscettibile di rincari all’aumentare del prezzo della benzina, ormai in ascesa permanente.

Un po’ come succede per le visite fiscali nei negozi di tutta Italia e sistematicamente salta fuori che uno su due, uno su tre non emette scontrini, così succede quando si dà un’occhiata al distributore. A Padova il controllo ha messo in luce diverse tipologie di reati tutti connessi alla truffa: erogatori truccati, cresta sulla carta carburante degli autotrasportatori, traffico di schede carburante, gasolio fantasma addebitato a clienti ignari. 400mila i litri di carburante venduti in maniera irregolare, 33mila litri di carburante “fantasma” per un controvalore di quasi 60mila euro da inizio anno, 200 test sulla congruità dell’erogazione falliti,  9.000 litri di gasolio agricolo versato in serbatoi normali. Il diesel per trattori costa meno perché meno gravato dalle accise, in compenso spacca il motore della tua auto.

Ai primi di marzo le cronache riferivano di un blitz della Finanza a Mondragone in Campania: tre distributori taroccati sequestrati. A fine gennaio, quando 26 pattuglie della Finanza sono state sguinzagliate nella provincia di Roma, su 124 esercizi controllati tre taroccavano il display, in nove truccavano la contabilità, diciassette omettevano di segnalare i diversi prezzi. Bazzecole in confronto al livello “istituzionalizzato” in Sicilia, dove la mafia non si lascia sfuggire un’occasione quando c’è da fare prelievi consistenti.

“A Palermo, soprattutto nel quartiere Brancaccio, è difficile trovare un distributore di benzina che non sia gestito da Cosa Nostra – è l’amara ammissione del procuratore aggiunto Ignazio De Francisci – e le cosche puntano soprattutto sulle pompe di benzina taroccate”. Lo riferisce una cronaca del 31 gennaio di quest’anno di Repubblica. Che continua. “La percentuale di ricarico riesce a sfiorare anche quota venti per cento. Basta un filo elettrico all’interno della colonnina e la quota di benzina erogata (e ovviamente pagata dal cliente) che appare sul display è un buona percentuale in più di quella che effettivamente finisce nei serbatoi delle macchine. Un business a molti zeri considerato che un distributore può erogare fino a un milione di litri di benzina e quindi “produce” un guadagno netto in nero di centinaia di migliaia di euro. Che moltiplicato per decine e decine di impianti di carburante assicura a Cosa nostra un introito mensile enorme e soprattutto – dicono gli inquirenti – la possibilità di riciclare denaro in modo estremamente facile”.

Qui si parla di racket, di mafia, di crimine organizzato. Ma per difenderci dai truffatori sparsi per il Paese, dai taroccatori episodici o seriali che infestano autostrade e circonvallazioni, paesi e città? In teoria non abbiamo molti strumenti a disposizione, del resto la tecnica di furto conta proprio sulla nostra incapacità di valutare piccole differenze che alla fine concorrono al guadagno disonesto. E l’aumento progressivo, irreversibile del prezzo de carburante non aiuta. I controlli a campione danno sempre esiti positivi (nel senso che inchiodano i furbetti) ma non insidiano il fenomeno generale. Esisterebbe l’Ufficio Metrico dellae Camere di Commercio, ma solo a Roma, per dire, sono sei gli addetti per 1400 pompe di benzina, senza contare che devono occuparsi anche delle bilance al mercato e di tutte le altre misurazioni.

Tuttavia, soprattutto le auto di ultima generazione sono dotate di computer di bordo molto sofisticati: non calcolano solo il risparmio energetico, ma con una semplice sottrazione si può stabilire con certezza quanta benzina è entrata nel serbatoio e confrontarla con i numeri indicati sul display. Se i conti non tornano è sufficiente chiamare il 117 della Finanza.