Beppe Signori a Patrizia Trimarchi: “Impegnò orologi che portai a Compro Oro”. Ma il giudice assolve la donna

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Novembre 2014 - 10:07| Aggiornato il 21 Febbraio 2017 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Signori accusa Patrizia Trimarchi: "Impegnò orologi che portai a Compro Oro"

Beppe Signori accusa Patrizia Trimarchi: “Impegnò orologi che portai a Compro Oro”

ROMA – Beppe Signori aveva portato una dozziona di orologi di valore in un Compro Oro in via Boccea a Roma: poi però ha accusato la dipendente del negozio di essersene appropriata e di averli impegnati al Monte di Pietà.

Ma in tribunale il giudice ha dichiarato improcedibile Patrizia Trimarchi e ha assolto il suo compagno, Fabio Marciano.

Il Tribunale infatti ha assolto Patrizia Trimarchi (accusata di appropriazione indebita di 1 anello d’oro e 12 orologi) perché l’azione penale è risultata improcedibile per difetto della querela.

Vale a dire che Beppe Signori non ha manifestato la sua volontà di perseguire l’autore del reato così che la sua querela è stata redatta come mera denuncia.

Il giudice ha inoltre assolto Fabio Marciano (accusato di ricettazione per aver aver detenuto gli orologi) perché il fatto non sussiste in virtù della sua buona fede in quanto normalmente questo aiutava la sua compagna Trimarchi e trasportava oggetti per lei.

Riccardo Di Vanna sul Messaggero aveva riportato le accuse contro la Trimarchi e il compagno:

L’imputata, accusata del reato di appropriazione indebita, avrebbe infatti ricevuto i preziosi dalla moglie del calciatore nel 2010 e avrebbe poi mancato di restituirli malgrado le richieste del legittimo proprietario, raccontando di averli impegnati per errore presso il Monte di Pietà.

Alla sbarra, insieme all’impiegata del negozio, nell’ambito dello stesso procedimento, è finito anche un trentaquattrenne originario di Frosinone. A differenza dell’altra imputata, l’uomo, trovato in possesso di alcuni degli orologi di appartenuti alla vittima, dovrà però rispondere dell’accusa di ricettazione.

A spiegare la vicenda ai magistrati, è lo stesso Signori, ascoltato in aula nelle vesti di testimone. Stando alla versione resa dalla vittima, tutto sarebbe cominciato nel mese di maggio del 2010 quando, presa la decisione di far valutare alcuni suoi orologi e un anello d’oro, l’ex bomber bergamasco avrebbe dato incarico alla moglie di farli stimare da un negoziante specializzato di via Boccea. All’interno del compro oro, la dipendente che poi sarebbe stata trascinata a processo dallo sportivo, riceve in consegna dodici orologi -tra i quali un Rolex, due Patek Philippe e altrettanti Frank Muller– e un anello in oro, rilasciando alla cliente una regolare ricevuta per la merce presa in carico.

Il compito dell’imputata è semplicemente quello di far eseguire una perizia sulla merce ma, quando la vittima si decide a chiedere indietro i suoi oggetti, lo avvisa di non esserne più in possesso. «Nel corso dei mesi – ha spiegato Signori- nonostante svariati tentativi, non sono più riuscito a rientrare in possesso degli orologi e dell’anello. Anzi la dipendente mi ha riferito che purtroppo, per un mero errore da parte della ditta, i miei averi erano stati impegnati al Monte di Pietà».

Solamente un mese più tardi rispetto allo spiacevole incidente capitato all’attaccante, sette degli orologi scomparsi sarebbero poi stati identificati con quelli trovati in possesso del presunto ricettatore.