Bimbo morto per otite, l’accusa a Massimiliano Mecozzi: “Chiese al 118 niente medicine né ricovero”

di redazione Blitz
Pubblicato il 30 Maggio 2017 - 08:10 OLTRE 6 MESI FA
Bimbo morto per otite, l'accusa a Massimiliano Mecozzi: "Chiese al 118 niente medicine né ricovero"

Bimbo morto per otite, l’accusa a Massimiliano Mecozzi: “Chiese al 118 niente medicine né ricovero”

CAGLI (PESARO UBRINO) – Nessun ricovero in ambulanza, nessuna medicina, nemmeno la Tachipirina: è quanto avrebbe chiesto ai medici del pronto soccorso dell’ospedale di Cagli (Pesaro-Urbino) Massimiliano Mecozzi, l’omeopata che aveva in cura il piccolo Francesco, il bambino di 7 anni morto per una otite degenerata in encefalite.

Le parole dell’omeopata, scrive Fabrizio Caccia sul Corriere della Sera, emergerebbero dal verbale dell’inchiesta aperta dalla Procura di Urbino e che vede indagati, tutti con l’accusa di omicidio colposo, i genitori di Francesco e l’omeopata Mecozzi.

“Pronto, mi sente? Allora voi dovete fare una semplice terapia domiciliare al bimbo, d’accordo?”, avrebbe detto, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, l’omeopata a Mirko Volpi, medico del pronto soccorso dell’ospedale di Cagli. Ma questi avrebbe risposto: “Non se ne parla nemmeno. Il bambino è da codice rosso, c’è una grave situazione neurologica in corso, ora lo portiamo in ospedale”.

La telefonata avvenne la notte del 24 maggio scorso, due settimane dopo la diagnosi di otite, quando ormai il piccolo stava per entrare in coma.

La testimonianza è stata fornita ai carabinieri dal medico Volpi, intervenuto quella notte a casa di Francesco. Scrive il Corriere della Sera: 

Per capire lo stato di totale dipendenza, la fiducia cieca provata dalla mamma di Francesco, la signora Maria Stella Olivieri, nei confronti dell’omeopata Mecozzi, ora indagato insieme ai genitori per concorso in omicidio colposo, basta seguire il filo del racconto fatto ai carabinieri dal sanitario dell’ospedale.

«Faccia come crede», dice l’omeopata al medico Volpi dopo che questi gli ha detto senza indugio alcuno che il bambino va portato di corsa in ospedale. Il cellulare, allora, ripassa nelle mani della madre di Francesco ed è a lei che Mecozzi si raccomanda di non far somministrare al piccolo malato né antibiotici né tachipirina. La mamma lo dice al medico Volpi, «non gli dia la tachipirina», lui allora per evitare litigi in ambulanza attenua la dose del farmaco ma lo somministra comunque al ragazzino: «Signora — le risponde — la tachipirina la diamo anche ai neonati». Ormai però è troppo tardi, Francesco finirà in coma e morirà tre giorni dopo, il 27 maggio, all’ospedale di Ancona.