Savona. Strangola il figlio di tre anni, poi tenta di uccidersi: aveva partorito un altro bimbo appena 20 giorni fa

Pubblicato il 7 Ottobre 2010 - 21:40 OLTRE 6 MESI FA

Due gravidanze, la depressione, il delitto e il tentativo di suicidio. E’ stata la mamma a strangolare il piccolo Andrea, tre anni, e poi a tentare il suicidio gettandosi con la sua automobile giù da un dirupo. La confessione della donna, Elisabetta Bertolotto, 36 anni, mamma per la seconda volta da appena 20 giorni, ha cancellato gli ultimi dubbi.

La tragedia si è consumata nel primo pomeriggio di giovedì 7 ottobre a San Bartolomeo del Bosco, in provincia di Savona. Elisabetta è uscita col piccolo Andrea e poi lo ha strangolato. Qualcosa da chiarire, nonostante la confessione, però resta. La donna è in stato di shock: racconta di aver portato il piccolo in macchina quando si è gettata dal dirupo. Invece Andrea era sul ciglio della strada, con una coperta adagiata sul corpicino. Lo ha trovato, esanime, Mauro Quagliati,  il papà che ha cercato anche di rianimarlo. Inutile: il piccolo era già morto. Quindi l’affannosa ricerca della donna, trovata poco dopo in fondo ad un dirupo poco più in là.

L’altro figlio di Elisabetta, intanto, è stato affidato alla nonna che ha  ricevuto la visita dei servizi sociali. Certo, rimane il dubbio dell’evitabilità della tragedia. Se si fosse intervenuti prima sarebbe cambiato qualcosa?

Il delitto fa pensare per a quello di Cogne. Stesso autore, la mamma, stessa vittima, un bambino di tre anni. Le similitudini, però, finiscono qua. Cogne è un caso che ha spaccato l’Italia tra “colpevolisti” e “innocentisti”. Annamaria Franzoni continua a dichiararsi innocente, contro tutto e contro tutti.  Lo ha fatto anche il sei ottobre parlando al processo ‘bis’ quello che la vede imputata per calunnia e per aver tentato di inquinare le prove.

A Savona, invece, sembra già tutto tragicamente finito. Elisabetta, probabilmente, è vittima di quella depressione post partum che colpisce, con forza diversa,  tante donne dopo la gravidanza. Da Savona Amnon Cohen, primario di pediatria dell’ospedale San Paolo di Savona, invita a fare attenzione a 360 gradi: “I casi di depressione post partum sono uno su mille e di solito non portano ovviamente a casi estremi. Devono essere trattati non solo dall’ostetrico e dal ginecologo ma anche dal pediatra nelle prime settimane di vita del bambino”.