Blue Whale a Pescara, due presunti casi in soli 2 giorni

di redazione Blitz
Pubblicato il 23 Maggio 2017 - 14:31 OLTRE 6 MESI FA
Blue Whale a Pescara, due casi in 2 giorni: "Salvi per miracolo"

Blue Whale a Pescara, due casi in 2 giorni: “Salvi per miracolo”

PESCARA – Scatta anche in Italia l’allarme Blue Whale, il sadico gioco a tappe dei selfie suicidi nato in Russia e divenuto l’incubo di moltissimi genitori. In particolare due casi, a distanza di un giorno l’uno dall’altro, hanno fatto scattare la psicosi nella città di Pescara. 

Il fenomeno è stato oggetto di accesi dibattiti tra chi lo ritiene solo una suggestione e chi invece una vera e propria bufala, alimentata dal web. Fatto sta che due ragazzini italiani sono finiti all’ospedale perché sospettati di aver preso parte al pericoloso game virtuale.

E’ bene allora fare chiarezza. Che cos’è il Blue Whale? Se davvero esiste, più che una moda è una vera e propria follia che si dice abbia già fatto 130 morti in Russia. E’ una specie di gioco al suicidio in 50 giorni: chi sceglie di partecipare alla alienante battaglia masochista deve superare una serie di prove estreme, sempre più hard, e documentarle con apposito selfie. Si va da “incidi sul tuo braccio una balena col coltello” (da cui prende nome il gioco) a “guarda film horror per 24 ore” o “svegliati ogni giorno alle 4.20”. Fino alla prova più estrema e ultimativa: “Trova il palazzo più alto… e salta”.

I due ragazzini pescaresi sarebbero arrivati quasi in fondo. Mercoledì una quindicenne è stata fermata appena in tempo: voleva lanciarsi nel vuoto ed è finita in ospedale, prima a Pescara per poi essere trasferita ad Ancona.

Il giorno dopo un suo coetaneo, anche lui pescarese, sarebbe stato “ripreso in tempo utile”, prima che commettesse qualche sciocchezza. A raccontarlo al quotidiano Il Centro è stato padre, che ha scoperto tutto grazie a un’amica del figlio: quando la ragazzina si è accorta che il 15enne stava pubblicando “cose strane” su Instagram, lo ha chiamato.

 

Ecco cosa ha raccontato il genitore terrorizzato al Centro

Cosa è successo?
«È successo tutto nel giro di pochissimo. Il giorno dopo la segnalazione di questa ragazza mi ha allertato una professoressa di mio figlio. A quanto pare a scuola i suoi amici sapevano del gioco, ed era diventato motivo di scherno. Quindi mi sono presentato a scuola, uscendo immediatamente dal posto di lavoro. Quando l’ho visto gli ho detto che lo avrei portato a casa in macchina ma lui si è divincolato, gli è apparso strano. L’ho preso, ho cercato di fermarlo ma mi è sfuggito e si è allontanato. Mi sono preoccupato tantissimo, ho pensato al peggio e ho temuto che si buttasse giù da qualche parte. In centro, poco dopo, ha incontrato un suo insegnante con il quale ha un buon rapporto e con il quale pare si confida».

E poi?
«Questo insegnante ha avvisato un’amica di mio figlio che era rimasta con me davanti a scuola. E così mia moglie lo ha raggiunto e lo ha riportato a scuola. Io, nel frattempo, avevo allertato la polizia. È stato allora che ho scoperto i segni che aveva sulle braccia: su un braccio ha una balena grande, un’immagine creata con la lametta da barba, attraverso una serie di lacerazioni superficiali. Sull’altro ha delle croci, che formano una specie di rete».

E cosa racconta?
«Che ha seguito il gioco e che lo ha fatto per curiosità».

Attraverso il computer?
«A casa non ha il computer. Ha solo il cellulare, ora sequestrato dalla polizia (dopo la denuncia), e stava su Internet quasi 24 ore al giorno»

Ma a casa non avete notato niente di strano?
«Da quattro o cinque giorni si era chiuso in se stesso. Non comunicava con nessuno, si nascondeva in camera da letto o nel bagno, non mangiava. E ci trattava male, dicendoci delle parolacce. Avevamo capito che era successo qualcosa, ho pensato che usasse della droga e ho pensato di fargli fare l’esame delle urine. Ho scoperto solo dopo che l’isolamento rispetto agli altri sarebbe una delle regole del gioco». […]

 

[…] Da quanto tempo giocava e chi gli dava indicazioni sulle mosse da seguire?
«Pare giocasse da tre o quattro giorni ma dice che non è stato contattato da nessuno e che ci sono delle regole da seguire. Come suggerito dalla polizia ho sporto denuncia contro ignoti per istigazione al suicidio. Ora è da capire, anche attraverso la polizia postale, se ci sono delle persone che li guidano attraverso Facebook o se seguono delle regole scritte».

Come si muoverà ora?
«Cerco subito un aiuto psicologico. Ma voglio anche che se ne parli, perché il Blue Whale è come un virus che si propaga in maniera velocissima. È una moda e i ragazzi la seguono, sta girando nelle scuole. Lo racconto perché spero che serva per fare prevenzione e per sensibilizzare le famiglie e le scuole».