Italiani cronisti immaginari: Devid non è morto di freddo a Bologna

Pubblicato il 11 Gennaio 2011 - 14:17 OLTRE 6 MESI FA

Piazza Maggiore a Bologna

Secondo le cronache riportate da tutti i giornali (Blitzquotidiano compreso) fino a ieri Devid Berghi era un neonato di venti giorni morto di freddo e di stenti nel centro della civilissima e ricca Bologna. Colpa dei genitori, si diceva: clochard senza fissa dimora incapaci di prendersi cura di un bambino. L’Italia tutta si è immediatamente indignata, i giornali hanno gridato allo scandalo. E’ partita la gara tra sociologi, sacerdoti e opinionisti vari a chi forniva la spiegazione più esauriente sui mali delle società opulente, sull’indifferenza alla marginalità diffusa ecc. ecc..

A distanza di un giorno, è bastato fare qualche semplice domanda al padre di Devid, perché quel castello eretto su notizie false e mal interpretate crollasse di colpo.

Dall’intervista raccolta dal Corriere della Sera: “Non è vero che viviamo in strada o che siamo dei vagabondi. Abbiamo una casa in affitto, 460 euro per un buco in via delle Tovaglie. Mio figlio non è morto di freddo, ma perché il latte gli si è è bloccato nella trachea”. Come infatti attesta il referto stilato in ospedale.

Continua Claudia, compagna del Berghi e madre del piccolo Devid, 43 anni. “Abbiamo difficoltà economiche e facciamo i salti mortali ma non siamo dei pazzi che tengono due neonati al gelo senza curarsene. Sono pronto a togliermi il pane da bocca per i figli ma non c’è lavoro”

Claudia, faceva assistenza agli anziani ma quando ha avuto la bimba ha smesso. “A novembre ho fatto un lavoretto ma mi sono rimasti cento euro. I problemi ci sono ma non siamo barboni, abbiamo una casa dove stare”.

Insomma, quello che fino a ieri sembrava un caso di disperata povertà, dai tratti neri di un racconto dickensiano, oggi diventa una ‘ordinaria’ tragedia familiare. “Devid era viola e giallo e respirava a fatica. Sono stato io a chiamare l’ambulanza. Nessun dottore ha parlato di freddo e stenti, ci hanno detto che è morto perché aveva il latte nella trachea. Siamo tornati a casa ma a mezzanotte ci hanno chiamato perché era gravissimo”.

Al cronista Berghi ha anche chiarito che non è vero che hanno rifiutato gli aiuti, anzi. “Nel 2007 abbiamo fatto richiesta per la casa popolare e stavamo preparando quella per l’assegno. Ma più di questo no, perché avevamo paura che ci togliessero i bimbi. Ma dalla morte di Devid nessuno dal Comune si è fatto vivo. Ora vorrei la casa popolare”.

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