Le borsette di Anna Maria Franzoni, le cucirà per 5 ore al giorno

di Daniela Lauria
Pubblicato il 11 Ottobre 2013 - 11:31 OLTRE 6 MESI FA
Le borsette di Anna Maria Franzoni, le cucirà per 5 ore al giorno

Anna Maria Franzoni, per 5 ore al giorno uscirà dal carcere per andare a cucire borsette (Foto Lapresse)

BOLOGNA – Le borsette di Anna Maria Franzoni cucite a mano, frutto di quelle 5 ore d’aria al giorno che le sono state concesse. Lontano, anche se per poche ore dalla cella che da 4 anni divide con una donna musulmana, Anna Maria Franzoni farà la sarta: ha imparato a cucire in carcere, frequentando il laboratorio “Gomito a gomito”, rivolto alle detenute della Dozza di Bologna. Ora andrà a prestare la sua manodopera presso una cooperativa sociale che si chiama “Siamo qua” ed è specializzata in lavori di piccola sartoria.

Saltuariamente, alle detenute coinvolte nel progetto che ne hanno i requisiti, viene concessa la possibilità di lavoro esterno nella sede della coop sociale, che è nella vicina parrocchia di Sant’Antonio di Padova a La Dozza, guidata da un religioso molto amato in città, don Giovanni Nicolini. Anna Maria Franzoni, che già lavorava nel laboratorio interno al carcere, adesso lavora lì. Chi l’ha vista al lavoro la descrive come contenta della sua nuova attività. Le borsette griffate Anna Maria Franzoni saranno in vendita nei mercatini solidali, come tutti i prodotti made in carcere.

Ad Annamaria, dicono, le borse sono sempre piaciute: anche prima di finire in carcere. Prima di quel tragico lunedì di 11 anni fa, quando il piccolo Samuele, 3 anni appena, fu ritrovato massacrato nella camera da letto della grande baita di Montroz, a Cogne.

Anna Maria la sarta, oggi si è guadagnata un’opportunità: per 5 ore al giorno potrà ricucire la sua vita spaccata a metà come gli scampoli di tessuto da macero sui quali si adopera. La sua specialità pare siano borsette variopinte di pelle e tela. Nel laboratorio coop le hanno assegnato il turno di mattina, dalle 7.30 alle 12.30. Nessuno può avvicinare la detenuta durante il lavoro. E ogni spostamento è pianificato: un’auto la preleva ogni mattina dalla Dozza e la riporta a fine lavoro.

Annamaria la mamma, si è sempre dichiarata innocente e “vittima di un grande errore giudiziario”. Condannata nel 2008 in via definitiva dalla Cassazione a 16 anni di carcere, il suo è stato un caso mediatico senza precedenti che ha diviso più di una coscienza. Alla donna era stato concesso in passato solo un permesso, per andare al funerale del suocero, Mario Lorenzi.

Nei prossimi mesi invece il tribunale di sorveglianza di Bologna dovrà pronunciarsi sulla richiesta di detenzione domiciliare, per assistere uno dei figli, che la difesa della donna aveva già avanzato l’anno scorso. Richiesta cui la sorveglianza bolognese aveva già detto no. Poiché la misura non può essere concessa a chi ha subito condanna con l’applicazione della pena accessoria della decadenza dalla potestà genitoriale

La difesa invece aveva opposto che si trattava non di decadenza dalla potestà, ma di sospensione e perciò a giugno la Cassazione ne ha accolto il ricorso disponendo la trasmissione degli atti al Tribunale di Sorveglianza per la decisione sull’istanza.