Brescia, chiude l’azienda. Libero: “Colpa dell’articolo 18”

Pubblicato il 6 Gennaio 2012 - 14:20 OLTRE 6 MESI FA

Elsa Fornero (Foto LaPresse)

BRESCIA – Fallita per colpa dell’articolo 18: è la fine di un’azienda bresciana che produceva macchine agricole, secondo quanto scrive Libero.

L’azienda in questione, racconta il quotidiano, ha dovuto chiudere i battenti dopo che una dipendente licenziata per negligenza e minacce ha fatto ricorso, e lo ha vinto, ottenendo dall’azienda un risarcimento di centomila euro., che l’azienda non aveva.

Tutto ha avuto inizio nel 2008, quando la signora in questione è stata assunta con un contratto a tempo determinato della durata di due anni. Da subito, secondo quanto scrive Libero, avrebbe avuto un comportamento poco professionale: “telefonate private con le linee aziendali, liti e intemperanze con chiunque, dai dirigenti all’ultimo degli impiegati, sino ai proprietari, denunce infondate contro la ditta sia all’Asl che all’ispettorato del lavoro, episodi di razzismo nei confronti degli operai stranieri che ne costituiscono il 70% della forza lavoro”.

Al rientro da un periodo di malattia “fittizia” secondo Libero, la lavoratrice non ha accettato il nuovo orario di lavoro, e, non potendo uscire dalla fabbrica all’orario in cui avrebbe voluto, ha chiamato i carabinieri denunciando un sequestro di persone.

I titolari vedono arrivare le forze dell’ordine “con i mitra spianati”. Chiarito l’equivoco, decidono di licenziare la dipendente. Questa però impugna il licenziamento e fa causa alla ditta. Nel settembre del 2011il giudice del lavoro stabilisce che “i comportamenti della lavoratrice non integravano la giusta causa e il licenziamento era illegittimo a norma dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori”.

Ma siccome nel frattempo la signora ha trovato lavoro altrove, la ditta non la deve reintegrare, ma le deve dare un risarcimento di 100mila euro, pari a 15 mensilità. Per pagarli l’azienda, aperta nel 1023, deve chiudere, lasciando a casa venti operai con famiglia.