Brescia: il comune stacca la corrente ai sinti, il piccolo Tommaso non ha più ossigeno per vivere

Pubblicato il 17 Febbraio 2011 - 15:32 OLTRE 6 MESI FA

BRASCIA – Al campo sinti di Brescia gli sgomberi si intrecciano con una storia tristissima. E’ la storia del piccolo Tommaso, cinque mesi, affetto da una rarissima malattia ai polmoni: la H-ABC. Quel che gli permette di sopravvivere è un sondino fissato a una narice e a una macchina per l’ossigeno pronta all’occorrenza (cioè ogni mezz’ora). Ogni settimana, raccontano i genitori, il piccolo Tommaso finisce all’ospedale per l’influenza. Ma una diatriba sullo spostamento da un campo all’altro della famiglia del piccolo ha portato il Comune a staccare la corrente nella sua baracca, e automaticamente la macchina che porta ossigeno a Tommaso si è fermata.

La questione del campo scoppia pochi giorni fa. Come racconta ‘Il Corriere della Sera’, il Comune ha stanziato 180 mila euro per bonificare un campo che costeggia il parco del fiume Mella e dare nuova vita e dignità ai circa 120 sinti di Brescia che vivono lì. Tra questi c’è anche la famiglia Terenghi, quella di Tommaso. Il problema sorge, però, perché quel terreno prevede l’abitabilità solo per 15 famiglie. Rimangono fuori cinque nuclei familiari, comprendenti tutta la famiglia Terenghi. L’idea del Comune è allora quella di trasferirli nel campo rom di via Borgosatallo. Ma sia la famiglia sia tutta la comunità sinti si oppongono. Ci sono momenti di tensione poi lunedì sera i vigili entrano nel campo e staccano la corrente. Non sanno che così facendo, hanno staccato anche la macchina che dà ossigeno a Tommaso e che lo tiene in vita. Il padre del piccolo, Samuel, allora subito si mette in moto e riesce ad ottenere, in un modo o nell’altro, un generatore di elettricità. Così salva suo figlio.

“Me lo dice come possiamo fare con un bambino così delicato? – dice al ‘Corriere della Sera’ il padre di Tommaso – Ci sono notti che ci fa tribolare, bisogna sempre tenerlo attaccato all’ossigeno, dieci giorni fa alle tre di notte aveva pochi battiti, appena appena, era nero in faccia e all’ospedale ce l’hanno salvato. Con Tommaso ci vogliono tanti soldi, ogni tanto dobbiamo andare a fare controlli a Milano e a Padova”.