Brescia, per la strage di Piazza della Loggia tutti assolti. La sorpresa del giudice Salvini, “giusto” sostiene l’avvocato Pecorella

Pubblicato il 17 Novembre 2010 - 11:01 OLTRE 6 MESI FA

“Un sentimento di impotenza” per la città di Brescia dopo la sentenza con la quale sono stati assolti i cinque imputati per la strage di Piazza della Loggia. Il sindaco di Brescia, Adriano Paroli, ha commentato con queste parole la sentenza: ”Un sentimento di impotenza perché la città voleva due cose: verità e giustizia, ma non si è riusciti a raggiungerle”,  per poi aggiungere che ”la città continuerà comunque a cercare verità e giustizia”.

Verità e giustizia per una strage consumata 36 anni fa ed un processo infinito, fatto di prove inesistenti e contraddittorie, ma di vittime reali. Se il sentimento di impotenza dilaga nei cuori dei cittadini di Brescia per l’assoluzione degli imputati, nel mondo giuridico fa discutere la motivazione di tale sentenza: l’assenza di prove.

Il giudice di Milano Guido Salvini,  che si occupò della vicenda, non nasconde tutta la sua incredulità per l’assoluzione dell’ex collaboratore dei servizi segreti Maurizio Tramonte, che “ammise di essere Tritone e confermò il suo racconto del ’74 ammettendo le sue responsabilità. Solo in aula ha ritrattato ed è stato assolto dopo aver reso tante dichiarazioni che lo compromettevano”, ha spiegato Salvini su Il Messaggero.

Il giudice ha inoltre sottolineato la necessità di istituire una commissione di inchiesta “per la memoria del Paese”:  “Le indagini hanno comunque delineato il quadro storico della strategia della tensione, forse ora serve una commissione per la verità, come ha proposto il senatore Giovanni Pellegrino. Una commissione formata non da parlamentari ma da studiosi ed esperti indipendenti. Bisogna continuare a cercare la verità negli archivi anche esteri che via via si aprono. E’ necessario sentire i testimoni che, per paura o fede alla struttura in cui operavano, non hanno detto tutto ciò che sapevano”.

L’altra campana sulla vicenda è ben rappresentata dall’avvocato Gaetano Pecorella che ritiene giusta la sentenza emessa dai giudici nella giornata di ieri. Pecorella fu il difensore di Delfo Zorzi, uno dei cinque imputati per la strage, nel primo dei tre processi e l’avvocato di parte civile nel secondo processo, avendo così la possibilità di analizzare il caso sia dal punto di vista della difesa e dell’accusa, che in un’intervista ha dichiarato: “Era evidente fin dall’inizio che si trattava di un processo senza prove, e lo avevano detto chiaramente fin dall’inizio sia il giudice per le indagini preliminari sia il tribunale del riesame, che si erano rifiutati di emettere il provvedimento cautelare per gli imputati”.

L’avvocato Pecorella ha inoltre sottolineato come si sia “voluto proseguire, anche in seguito al fatto che la Corte di cassazione a un certo punto ha deciso di riaprire la partita. E questo ha comportato un enorme spreco di tempo, soldi e una grande delusione per la città. Un processo del genere non lo si sarebbe nemmeno dovuto incominciare”.

Un processo senza prove, “basato esclusivamente su dei collaboratori di giustizia che si contraddicevano totalmente tra di loro. Erano inattendibili, in alcuni casi le loro tesi sono state smentite dalle verifiche fatte. E quindi era impossibile ricavarne un indizio grave, preciso e concordante”, che secondo Pecorella sarebbe andato avanti perché “talvolta si portano avanti dei processi politici, il cui obiettivo è dare una risposta politica all’opinione pubblica che cerca un colpevole. Ed è difficile che questi processi approdino a una qualche verità”.

Tra chi richiede l’istituzione di una commissione di inchiesta e chi sostiene l’impossibilità di giungere alla verità, per i troppi retroscena contraddittori, per le prove insufficienti, per i troppi anni passati da una strage difficile da dimenticare, collocata in un contesto storico di attentati e tensioni sociali, Pecorella afferma: “chi può esserne stato il responsabile? La sinistra? La destra? La destra d’accordo con la sinistra? I servizi segreti? Siamo passati attraverso tutte le ipotesi possibili, pensi ad esempio a piazza Fontana. E’ facile fare delle ipotesi, ma è altrettanto facile costruire dei processi che finiscono nel nulla”, nel nulla assieme alla sete di giustizia dei cittadini di Brescia, a cui è rimasto solo un sentimento di impotenza.