Bus a fuoco, Ousseynou Sy: “L’ho fatto per non far venire più migranti. Sono un panafricanista”

di Daniela Lauria
Pubblicato il 22 Marzo 2019 - 01:34 OLTRE 6 MESI FA
Bus a fuoco, Ouesseynou Sy: "L'ho fatto per non far venire più migranti. Sono un panafricanista"

Bus a fuoco, Ouesseynou Sy: “L’ho fatto per non far venire più migranti. Sono un panafricanista”

MILANO – “L’ho fatto per dare un segnale all’Africa, perché gli africani restino in Africa e così non ci siano morti in mare”. Così Ousseynou Sy, l’autista di origine senegalese che ieri ha sequestrato e dirottato un bus con una scolaresca di Crema e gli ha dato fuoco, ha giustificato in carcere le ragioni della mancata strage. Di più, ha detto di essere un “panafricanista” e che spera nella vittoria delle destre in Europa “così non faranno venire gli africani”. 

Un disegno delirante che meditava “da un po’ per dare un segnale” e che sarebbe maturato con il caso della nave Mare Jonio: “Per me è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso”, aveva detto ieri ai pm. La sua speranza, ha raccontato, è che in Africa arrivi il messaggio di non partire.

Con dovizia di particolari l’uomo ha spiegato la sua filosofia agli investigatori: la sua idea è che l’Africa sia stata colonizzata e che l’Europa si approfitti della sua terra, mettendo governi che fanno comodo all’Occidente, ed è per questo che gli africani sono costretti ad emigrare. Invece “gli Africani – ha sottolineato – devono restare in Africa ed è l’Occidente che non lo consente”.

“Volevo andare a Linate per prendere un aereo e tornare in Africa e usare i bambini come scudo”, ha raccontato ribadendo più volte che non voleva fare loro del male. Avrebbe sparso benzina sul pullman per evitare che i carabinieri potessero sparare: “Sono un genitore – ha detto – non volevo fare male ai bambini”.

Ieri, ha aggiunto, prima di sequestrare il bus, aveva già fatto un viaggio Crema-Treviglio con un bus doppio. Questo, secondo lui, per testimoniare che non voleva far male ai ragazzini. “Guido i pullman da 25 anni – ha detto – Se avessi voluto far del male ai bambini lo avrei già fatto”.

Ai magistrati ora Ouesseynou Sy dice “la situazione mi è sfuggita di mano”. Si difende dicendo che, anche se non fossero intervenuti i carabinieri, nessuno si sarebbe fatto del male. Però aveva preparato un video di rivendicazione. Lo aveva inviato ad amici e familiari e perfino in Senegal, il suo paese d’origine: un vero e proprio manifesto ideologico.

Dalle indagini della Procura di Milano non è emerso alcun elemento che faccia ipotizzare un collegamento con l’Isis o con qualche altro gruppo jihadista. L’inchiesta che punta ad accertare se l’autista abbia agito o meno come “lupo solitario”, sta passando in rassegna il suo passato e tutti i suoi contatti anche quelli in Senegal.

L’uomo che è accusato di sequestro di persona, tentata strage, incendio, resistenza con l’aggravante di aver agito con finalità terroristica, non ha chiuso occhio durante la sua prima notte in carcere. Si trova in cella con un altro detenuto nel sesto raggio, al quarto piano, cioè nel settore protetto. Mano sinistra fasciata per le ustioni che ha riportato quando ha dato fuoco al pullman, una escoriazione sulla fronte che ha spiegato di essersi procurato quando con il mezzo ha forzato il posto di blocco, jeans, maglietta e camicia aperta si è mostrato agitato e confuso mentre rispondeva a domande normali, come se fosse stanco. Si è invece mostrato lucidissimo nello spiegare la sua filosofia panafricana: “L’Occidente – ha ripetuto – deve liberare l’Africa dalla sua oppressione”. In Italia ha detto di essere arrivato “per amore” negli anni ’90. Dopo essersi separato, si è trasferito a Crema dove passava il tempo fra casa e il lavoro.

Fonte: Ansa