Cagliari, tentato sequestro Alessandro Podda: tre indagati, volevano 5mln €

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Luglio 2013 - 23:50 OLTRE 6 MESI FA
Cagliari, tentato sequestro Alessandro Podda: tre indagati, volevano 5mln €

Cagliari, tentato sequestro Alessandro Podda: tre indagati, volevano 5mln €

CAGLIARI – Tre persone sono indagate per il tentato sequestro di Alessandro Podda, figlio del re del latte Ferruccio, nel sud della Sardegna. La data del sequestro era stabilita per il giorno della visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel febbraio del 2012 a Cagliari. Per il sequestro lampo i rapitori avrebbero chiesto 5 milioni di euro. La mattina del 15 luglio, dopo oltre un anno di indagini, due ordinanze sono state emesse per Niveo e Gianfranco Batzella, zio e nipote di 57 e 40 anni, entrambi di Assemini, arrestati un anno fa per altri reati. La terza ordinanza è stata emessa per Efisio Mereu, di 49 anni, di Sestu, storico dipendente dell’azienda.

La sorpresa delle indagini è stata proprio il ruolo di Mereu, l’impiegato della ditta che ha la sede alle porte di Cagliari: il piano, secondo la ricostruzione degli inquirenti, prevedeva che dovesse fare da intermediario tra la famiglia Podda e gli stessi rapitori. Per tutto questo tempo ha continuato ogni giorno a lavorare al solito posto: da stamattina è nel carcere di Buoncammino.

Un’indagine complessa, quella che ha portato all’arresto dei due Batzella e di Mereu. Partita due anni fa, 18 giugno del 2011, il giorno del ritrovamento all’ingresso di Sestu del cadavere dell’imprenditore Gianluca Carta, ha spiegato in una conferenza stampa il comandante provinciale dei carabinieri Davide Angrisani, e passata attraverso la rapina al convento di suore di Sant’Andrea Frius. In mezzo ci sono stati anche atti intimidatori nei confronti di rappresentanti delle forze dell’ordine a Uta e Decimomannu.

I militari hanno spiegato: “Una banda aperta che ha anche cercato ripetutamente di contrastare le indagini in corso”. Tutto era pronto da tempo per il rapimento di Alessandro Podda. Anche se la banda che stava organizzando il colpo aveva pensato inizialmente al capostipite dell’azienda casearia, Ferruccio.

Le informazioni sulle disponibilità finanziarie della famiglia erano già state acquisite: l’obiettivo era un sequestro lampo per farsi dare subito cinque milioni. Ma la banda era attrezzata anche per qualche giorno in più: per questo aveva già predisposto un appartamento nell’hinterland cagliaritano, a Sestu, destinato ad accogliere l’ostaggio.

Diversi i sopralluoghi effettuati per capire momento e posto ideale per portare via Podda, probabilmente dalla sua abitazione in centro a Cagliari. Ed erano pronti persino i bigliettini da consegnare ai familiari con la richiesta di riscatto con tanto di normografo per evitare il riconoscimento della calligrafia. Ma non se ne è mai fatto niente perché la banda era seguita praticamente giorno e notte dalle forze dell’ordine. Ed era stato predisposto un piano di protezione della stessa possibile vittima. Tanto che a un certo punto, sentendosi braccato, il gruppo ha preferito rinunciare al rapimento.