Calabria, calcio vietato ai neri: “Il barcone doveva affondare”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Marzo 2015 - 11:56| Aggiornato il 26 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA
Calabria, calcio vietato ai neri: "Il barcone doveva affondare"

Calabria, calcio vietato ai neri: “Il barcone doveva affondare”

ROMA – Calabria, calcio vietato ai neri: “Il barcone doveva affondare”. Sabato 21 marzo, al campo sportivo di Paravati in provincia di Vibo Valentia, la Vigor, squadra locale, ospita il Koa Bosco, la squadra degli immigrati di Rosarno nel campionato di terza categoria.

Dagli spalti, prima due tre tifosi poi un gruppo di trenta, inizia a insultare i giocatori neri: “Dovevate affondare sui barconi” contende al più classico “Sporchi negri” la palma di slogan più insultante.

Quindi sputi, invasione di campo, botte indiscriminate, partita interrotta dall’arbitro diciassettenne, intervento dei carabinieri che isolano il Koa Bosco in mezzo al campo mentre fuori,  sugli spalti, aggrappati alle reti di recinzione, i tifosi sfogano violenza, rabbia e razzismo per far capire che fino a quando quella squadra di negri non torna da dove è venuta è questo che li aspetta.

Don Meduri, accompagnatore della squadra e istigatore dell’iniziativa che consente a una squadra di immigrati raccoglitori di mandarini di guidare il loro campionato, medita il ritiro della squadra, in Calabria non ci sono le condizioni minime, c’è invece il rischio di lasciarci la pelle. Ha rivissuto con Giuseppe Salvaggiulo, inviato de La Stampa, il film dell’odio sub specie ultras locale, la cronaca di un pogrom calcistico.

Durante la partita, dalle tribune arrivava un continuo e martellante “sporco negro”, “tornate al vostro paese”, “il barcone doveva affondare”. All’inizio erano due o tre persone, poi sono diventate trenta. E anche alcuni degli avversari hanno cominciato a dire “neri di merda”.

I nostri ragazzi hanno reagito, uno è stato espulso, si è accesa una rissa in campo e sono arrivate pietre dagli spalti. A quel punto l’arbitro, che era un ragazzo di 17 anni, ha sospeso la partita. Il pubblico ha scavalcato la rete invadendo il campo. Sono volati cazzotti e sono intervenuti i carabinieri, che ci hanno tenuti in campo, temendo altri scontri negli spogliatoi.

Quando i facinorosi sono usciti oltre le recinzioni del campo, hanno ricominciato a inveire. Non si poteva più uscire: avevano detto “vi aspettiamo fuori, se non tornate ai vostri paesi, vi ammazziamo”. I carabinieri ci hanno preceduti tra le urla. Io, che guidavo il pulmino, sono stato salutato da applausi sarcastici, “purtatill sti nigr”; alle auto di allenatori e dirigenti calci e sputi. Sono dovuti intervenire ancora i carabinieri, scortandoci fino a Rosarno. (Giuseppe Salvaggiulo, La Stampa). (foto Facebook).