Campania, caso Arpac: in un file i nomi dei politici e dei loro 655 raccomandati
Al telefono con il direttore generale dell’Arpac, l’Agenzia regionale per l’ambiente, l’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella chiedeva: «Scusa, ma questo Massaccese di Casoria chi è?». Giuseppe Capobianco lo rassicurava: «È uno dei privati che dobbiamo riconfermare, non è nostro… È uno dei Ds. Ho avuto indicazioni da Giggino e mi ha detto che venivano da te».
E’ lunghissimo l’elenco, compreso tra il 2005 ed il 2008, degli aspiranti lavoratori segnalati e raccomandati dai politici, 655 nomi, come sottolinea l’ordinanza del giudice che si occupa dell’inchiesta: «Al maggio 2008 i raccomandati-imposti rappresentavano il 90 per cento della forza lavoro ‘precaria’ dell’Ente. Insomma soltanto uno su dieci non risultava segnalato».
La tabella dei nomi, custodita dallo stsso Capobianco, è divisa in tre colonne. Nella prima ci sono i nomi in ordine alfabetico, accanto la qualifica oppure il titolo di studio, nell’ultima il «segnalatore». La guardia di Finanza ha effettuato un controllo su tutti i fascicoli personali di chi ha ottenuto il contratto e ha scoperto che «molti dei soggetti segnalati dal singolo politico avevano inviato il loro curriculum dal fax in uso al politico stesso; in altri casi sul curriculum era stato scritto a matita il nome del politico di riferimento».
L’ex ministro della Giustizia avrebbe fatto 26 segnalazioni, sua moglie Sandra 16, il cognato Pasquale Giuditta, che all’epoca dei fatti era parlamentare, ben 35. Due segnalazioni sarebbero arrivate dal governatore Antonio Bassolino, una dall’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio, una dall’ex braccio destro dello stesso Bassolino, il diessino Isaia Sales, una anche il consigliere regionale di Forza Italia Fulvio Martusciello.
C’era chi telefonava, chi scriveva mail o lettere e chi utilizzava gli sms. Il 10 maggio 2007 l’onorevole Giuseppe Maisto, consigliere regionale della Campania per l’Udeur, espulso dal partito nel febbraio dell’anno successivo, manda un messaggio a Capobianco: «Ricordati di convocare …» e poi aggiunge nome e numero di cellulare del suo candidato.
Quanto forti e frequenti fossero le pressioni si capisce bene due mesi dopo quando Capobianco riceve una telefonata dalla sua segretaria Tiziana Lamanna:
Lamanna: «Lucià, scusami! Ti volevo dire che ha telefonato l’onorevole Iossa. Vuole notizie di L.R., se ha il contratto triennale».
Capobianco: «Cosa?».
Lamanna: «Ha detto che doveva avere un contratto triennale».
Capobianco: «Ma chi… Vabbè lasciamo stare per telefono, ti richiamo».
Lamanna: «No, lo so. Dico, no, vuole essere chiamato da me per sapere se l’ha avuto o non l’ha avuto. Io mi dovrei…».
Capobianco: «Ma tu non puoi permetterti di chiamare a nessuno».
Lamanna: «Appunto, ciao».
«Succedeva che il giovane aspirante consegnava un curriculum finalizzato a instaurare un rapporto con l’Arpac dicendo che veniva a nome di tizio o caio. Effettivamente capitava assai spesso, nella maggioranza dei casi, che l’arrivo dell’aspirante fosse preceduto da una telefonata», ha dichiarato la segretaria, coinvolta ma non indagata, al giudice.
Il 19 marzo del 2007, appena 9 giorni dalla telefonata precedente, l’allora assessore regionale alle risorse umane Andrea Abbamonte chiama Carlo Camilleri, il consuocero dei coniugi Mastella proprio per affrontare il problema delle raccomandazioni.
Abbamonte: «Mi sono fatto una di quelle incazzate con Nocera e Capobianco che non potevi… Capobianco non se la scorda questa giornata».
Camilleri: «Veramente guaglio’… eppure tu eri così legato a lui…».
Abbamonte: «Non si deve più permettere di dire, ma quella… la tua dirigente ha scritto… ho detto: ‘guarda, tu sei stronzo tre volte perché ti avevo avvisato io e ti ho convocato. Ti ho detto stai attento ai co.co.co che tu passi un guaio e te l’ho detto io. Tu hai fatto la delibera, hai chiesto il parere della Funzione Pubblica quando io ti avevo detto che non ti dovevi permettere di chiedere il parere della Funzione Pubblica perché è pericolo. E mi hanno detto anche che sei l’elemento debole, perché i miei li tengo sotto la palla, perché sono co.co.co confessati e comunicati. Non ti devi permettere di andare dall’assessore a fare una cosa di questo genere quando sei tu che hai creato il casino».