Campania, caso Arpac: in un file i nomi dei politici e dei loro 655 raccomandati

Pubblicato il 22 Ottobre 2009 - 09:24 OLTRE 6 MESI FA

mastellaAl telefono con il direttore generale dell’Arpac, l’Agen­zia regionale per l’ambiente, l’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella chiedeva: «Scusa, ma questo Massaccese di Casoria chi è?». Giuseppe Ca­pobianco lo rassicurava: «È uno dei privati che dob­biamo riconfermare, non è nostro… È uno dei Ds. Ho avuto indicazioni da Giggino e mi ha detto che venivano da te».

E’ lunghissimo l’elenco, compreso tra il 2005 ed il 2008, degli aspiranti lavoratori segnalati e raccomandati dai politici, 655 nomi, come sottolinea l’ordinanza del giudice che si occupa dell’inchiesta: «Al maggio 2008 i rac­comandati-imposti rappresentavano il 90 per cento della forza lavoro ‘precaria’ dell’Ente. Insomma sol­tanto uno su dieci non risultava segnalato».

La ta­bella dei nomi, custodita dallo stsso Capobianco, è divisa in tre colonne. Nella prima ci sono i nomi in ordine alfabetico, accanto la qualifica oppu­re il titolo di studio, nell’ultima il «segnalatore». La guardia di Finanza ha effettuato un controllo su tut­ti i fascicoli personali di chi ha ottenuto il contratto e ha scoperto che «molti dei soggetti segnalati dal singolo politico avevano inviato il loro curriculum dal fax in uso al politico stesso; in altri casi sul curri­culum era stato scritto a matita il nome del politico di riferimento».

L’ex ministro della Giusti­zia avrebbe fatto 26 segnalazioni, sua moglie Sandra 16, il co­gnato Pasquale Giuditta, che all’epoca dei fatti era parlamentare, ben 35. Due segnalazioni sarebbero arrivate dal governatore Antonio Bassolino, una dall’ex mini­stro Alfonso Pecoraro Scanio, una dall’ex braccio destro dello stesso Bassolino, il diessino Isaia Sales, una anche il consigliere regionale di Forza Italia Ful­vio Martusciello.

C’era chi telefonava, chi scriveva mail o lettere e chi utilizzava gli sms. Il 10 maggio 2007 l’onorevole Giuseppe Mai­sto, consigliere regionale della Campania per l’Udeur, espulso dal partito nel febbraio dell’anno successivo, manda un messaggio a Capobian­co: «Ricordati di convocare …» e poi aggiunge nome e numero di cellulare del suo candidato.

Quanto forti e frequenti fossero le pressioni si capisce bene due mesi dopo quando Capobian­co riceve una telefonata dalla sua segretaria Tiziana Lamanna:

Lamanna: «Lucià, scusami! Ti volevo dire che ha telefonato l’onorevole Iossa. Vuole notizie di L.R., se ha il contratto triennale».
Capobianco: «Cosa?».
Lamanna: «Ha detto che doveva avere un contratto triennale».
Capobianco: «Ma chi… Vabbè lascia­mo stare per telefono, ti richiamo».
Lamanna: «No, lo so. Dico, no, vuo­le essere chiamato da me per sapere se l’ha avuto o non l’ha avuto. Io mi dovrei…».
Capobianco: «Ma tu non puoi permetterti di chiamare a nes­suno».
Lamanna: «Appunto, ciao».

«Succedeva che il giovane aspirante consegnava un curriculum fina­lizzato a instaurare un rapporto con l’Arpac dicen­do che veniva a nome di tizio o caio. Effettivamente capitava assai spesso, nella maggioranza dei casi, che l’arrivo del­l’aspirante fosse preceduto da una telefonata», ha dichiarato la segretaria, coinvolta ma non indagata, al giudice.

Il 19 marzo del 2007, appena 9 giorni dalla telefonata precedente, l’allora assessore regio­nale alle risorse umane Andrea Abbamonte chia­ma Carlo Camilleri, il consuocero dei coniugi Mastella proprio per affrontare il problema del­le raccomandazioni.
Abbamonte: «Mi sono fatto una di quelle incaz­zate con Nocera e Capobianco che non potevi… Ca­pobianco non se la scorda questa giornata».
Camilleri: «Veramente guaglio’… eppure tu eri così legato a lui…».
Abbamonte: «Non si deve più permettere di di­re, ma quella… la tua dirigente ha scritto… ho det­to: ‘guarda, tu sei stronzo tre volte perché ti avevo avvisato io e ti ho convocato. Ti ho detto stai atten­to ai co.co.co che tu passi un guaio e te l’ho detto io. Tu hai fatto la delibera, hai chiesto il parere del­la Funzione Pubblica quando io ti avevo detto che non ti dovevi permettere di chiedere il parere della Funzione Pubblica perché è pericolo. E mi hanno detto anche che sei l’elemento debole, perché i miei li tengo sotto la palla, perché sono co.co.co confessati e comunicati. Non ti devi permettere di andare dall’assessore a fare una cosa di questo ge­nere quando sei tu che hai creato il casino».