Campania, rimborsi elettorali in cravatte e videogiochi: in 55 verso il processo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Aprile 2014 - 15:21 OLTRE 6 MESI FA
Campania, rimborsi elettorali in cravatte e videogiochi: in 55 verso il processo

Campania, rimborsi elettorali in cravatte e videogiochi: in 55 verso il processo

ROMA –  Cinquantadue consiglieri e tre fornitori. In totale fanno 55 avvisi di conclusioni delle indagini. Avvisi che preludono a una possibile richiesta di rinvio a giudizio. Accade in Campania e la vicenda è quella delle presunte irregolarità nell’utilizzo dei rimborsi elettorali. Soldi che, secondo gli investigatori, sarebbero stati usati anche per spese come tinture per capelli, dvd, bottiglie di vino e giochi.

Negli avvisi firmati dal pm Giancarlo Novelli e dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino si ipotizzano a vario titolo i reati di peculato e truffa. La Procura ha anche chiesto l’archiviazione nei confronti di 13 consiglieri. I fatti contestati si riferiscono a un arco di tempo che va dal 2010 al 2012.

Gli indagatiTra gli indagati figurano anche il sottosegretario Pd Umberto Del Basso De Caro ed i senatori Domenico De Siano, coordinatore regionale di Forza Italia, ed Eva Longo, componente del gruppo di Fi a Palazzo Madama.

Tra le richieste di archiviazione proposte dal pm c’è quella di Fulvio Martuciello, già capogruppo del Pdl ed ora assessore regionale alle Attività produttive. Le contestazioni riguardano quasi integralmente la gestione dei rimborsi erogati dai singoli gruppi ai consiglieri per le spese legate all’attività istituzionale.

I consiglieri indagati appartengono tutti all’attuale consiliatura ad eccezione di Pietro Diodato, indagato per truffa in relazione all’uso dei cosiddetti fondi per la comunicazione riguardanti la precedente consiliatura

Le spese contestate.  Nel corso degli interrogatori, numerosi consiglieri coinvolti nell’inchiesta in Campania sui rimborsi hanno sostenuto di non essere tenuti a documentare le spese sostenute in quanto non previsto dalla legge regionale. Una tesi non condivisa dai magistrati, che nel corso dell’inchiesta hanno individuato numerose spese non compatibili con l’attività istituzionale.

Tra queste tintura per capelli,dvd, acquisti in pasticceria ed enoteca, giocattoli, occhiali da vista, farmaci, sigarette, capi di abbigliamento. Negli avvisi di conclusione delle indagini si fa inoltre riferimento a nuovi casi di presunte irregolarità, come l’acquisto di cravatte da parte di consiglieri del Pd, giustificato dal capogruppo Giuseppe Russo come gadget. Inoltre sempre a consiglieri del Pd sono addebitate le spese sostenute per la campagna elettorale di un candidato a sindaco del Comune di Agerola (Na).