Carceri, 2.586 detenuti positivi al Covid. Numero raddoppiato in 10 giorni

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Gennaio 2022 - 15:27 OLTRE 6 MESI FA
Carceri, 2.586 detenuti positivi al Covid. Numero raddoppiato in 10 giorni

Carceri, 2.586 detenuti positivi al Covid. Numero raddoppiato in 10 giorni (foto Ansa)

Sono 2.586 i detenuti positivi al Covid. Un picco sinora mai raggiunto dall’inizio della pandemia, con i casi più che raddoppiati nel giro di 10 giorni. L’ultima cifra è aggiornata al 17 gennaio, mentre al 6 gennaio i detenuti contagiati erano 1.057. Quasi tutti (2.586) sono asintomatici, mentre 14 sono ricoverati in ospedale.

L’elenco dei penitenziari con più positivi

In tutto sono sette i penitenziari dove i positivi superano il centinaio e il record negativo è di Torino con 173 casi. Seguono Firenze Sollicciano (128), Napoli Secondigliano (144), Napoli Poggioreale (125), Busto Arsizio (120), Prato (110) e Pavia (103). Tra gli agenti i casi sono 1.572:5 i poliziotti in ospedale.

Le parole del ministro della Giustizia Marta Cartabia

Il primo e più grave tra tutti i problemi delle carceri, ha detto il ministro della Giustizia Marta Cartabia nella sua relazione al Senato, “continua ad essere il sovraffollamento: ad oggi su 50.832 posti regolamentari, di cui 47.418 effettivi, i detenuti sono 54.329, con una percentuale di sovraffollamento del 114%. È una condizione che esaspera i rapporti tra detenuti e rende assi più gravoso il lavoro degli operatori penitenziari, a partire da quello della polizia penitenziaria, troppo spesso vittima di aggressioni”. 

5 suicidi in un anno

Alcune carceri “non sono degne del nostro Paese e della nostra storia. Venerdì scorso, sono stata al carcere di Sollicciano a Firenze e ho potuto vedere di persona le condizioni indecorose di questo, come di altri istituti, nonostante la manutenzione straordinaria in atto. Indecoroso e avvilente per tutti. E non a caso, sono tantissimi gli episodi di autolesionismo, mentre questo 2022 registra già drammaticamente cinque suicidi. Vivere in un ambiente degradato di sicuro non aiuta i detenuti nel delicato percorso di risocializzazione e di certo rende più gravoso il già impegnativo lavoro di chi ogni mattina varca i cancelli del carcere per svolgere il suo lavoro”.