Muore in carcere il “negro che ha visto tutto”. Sospetti su Castrogno

Pubblicato il 21 Dicembre 2009 - 13:38 OLTRE 6 MESI FA
Carcere di Castrogno

Carcere di Castrogno

“Il negro”, quello che tre mesi fa aveva assistito al pestaggio di un detenuto nel carcere di Castrogno,  è morto. Un malore in cella ma soprattutto cinque ore di ritardo nei soccorsi e nel ricovero. Un ritardo sospetto perchè prima c’era stata quella frase: “Il negro ha visto tutto”. Frase pronunciata dal comandante delle guardie carcerarie, raccolta da un registratore e finita sui giornali. “Il negro” era lui Uzoma Emeka. Ora è un negro morto. Una coincidenza che vale almeno un sospetto.

Racconta il suo avvocato che Uzoma Emeka, 32 anni, detenuto a Castrogno nel Teramano per una vicenda di droga, si è sentito male attorno alle otto e mezzo del mattino mentre parlava con la moglie. Si è accasciato a terra ed è stato soccorso con una lentezza che, viste le circostanze, non può non destare qualche sospetto. All’ospedale, infatti, racconta l’avvocato Giulio Lazzaro “Uzoma  ci è arrivato solo dopo l’una del pomeriggio”. Troppo tardi per salvarlo. E soprattutto: perché lasciar passare cinque ore prima del ricovero?

Il nigeriano, il 22 settembre scorso, aveva assistito al pestaggio di un altro detenuto. Pestaggio avvenuto, secondo il comandante delle guardie carcerarie di Castrogno Giuseppe Luzi, nel luogo sbagliato. L’agente, infatti, aveva rimproverato i suoi colleghi: «Non si massacrano i detenuti così, in sezione, si massacrano sotto, il “negro” ha visto tutto». Luzi, dopo che le sue parole, registrate forse da un collega, sono finite alla redazione de “La Città”” che le ha pubblicate è stato rimosso dall’incarico, su pressioni del ministro della Giustizia Angelino Alfano. Dopo il suo allontanamento, però, sul carcere teramano è piombato una coltre di silenzio.

Emeka ha visto tutto, non ha raccontato niente, neppure al suo avvocato, e adesso è morto. Forse ricatti, certamente paura, e nessun trasferimento. Una scelta, quest’ultima, che lascia perplessi. Nel caso di Cucchi, infatti, il “supertestimone” senegalese era stato scarcerato. Uzoma, invece è rimasto a Castrogno nonostante una depressione che lo costringeva a prendere farmaci.

Il nigeriano lascia la moglie e una bimba di quattro anni e sul suo corpo è stata già disposta l’autopsia.

Domenica 20 dicembre l’Osservatorio permanente per le morti in carcere ha diffuso cifre da brivido: solo nel 2009 i detenuti che si sono tolti la vita dietro le sbarre sono 69. Cifre che non tengono conto di chi, come Cucchi e forse lo stesso Emeka, sono morti in circostanze tutte da chiarire. Una domanda resta, purtroppo, senza risposta: che cosa succede nelle carceri italiane?