Carlo Lissi: “Ergastolo per me è giusto, rinuncio all’Appello”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Gennaio 2017 - 10:57 OLTRE 6 MESI FA
Carlo Lissi: "Ergastolo per me è giusto, rinuncio all'Appello"

Carlo Lissi: “Ergastolo per me è giusto, rinuncio all’Appello” (foto Ansa)

MILANO – Carlo Lissi, che nel 2014 uccise moglie e figli a Motta Visconti, ha deciso di rinunciare all’appello perché ritiene giusto l’ergastolo a cui è stato condannato. Lo scrive Luigi Ferrarella su Il Corriere della sera, spiegando che lo stesso Lissi ha scritto alla Corte d’Appello di Milano dal carcere di Pavia, dove è detenuto. Il 34enne perito informatico – che all’epoca si era invaghito di una giovane collega, che non lo corrispondeva – il 14 giugno 2014 ha ucciso la moglie Maria Cristina Omes e ha accoltellato i figli Giulia, di 5 anni, e Gabriele, di 20 mesi. Dopo la strage era andato a vedere una partita di calcio. Il 18 gennaio 2016 la sentenza di primo grado lo ha condannato all’ergastolo, che oggi Lissi ha deciso di scontare rinunciando all’appello e chiedendo scusa ai giudici “per la perdita di tempo”.

Scrive Ferrarella:

Uno dei più spaventosi delitti familiari degli ultimi anni era stato inquadrato, nella sentenza di primo grado del gup pavese Luisella Perulli il 18 gennaio 2016, come l’inconcepibile modalità di «divorzio veloce» (proprio questa era stata una delle ricerche fatte su Internet da Lissi nei giorni precedenti la strage) da un matrimonio dal quale l’uomo si sentiva ingabbiato, non avendo il coraggio di affrontare il discorso e le conseguenze anche sociali di una separazione, ma nel contempo fantasticando di una storia d’amore con una giovane collega, che peraltro accettava solo una relazione d’amicizia. «Non ero contento — raccontò confusamente Lissi al pm Giovanni Benelli il 16 giugno 2014 —, avevo pensato di divorziare, e poi quel giorno lì mi è venuto un raptus, diciamo che non avevo il coraggio di chiederglielo e ho pensato di… di liberarmene così». (…) Il giorno della partita ho pensato che poteva essere il momento».