Carolina Picchio, reati estinti per i 5 bulli che la spinsero al suicidio
Pubblicato il 19 Dicembre 2018 - 14:00| Aggiornato il 28 Maggio 2019 OLTRE 6 MESI FA

Carolina Picchio, reati estinti per i 5 bulli che la spinsero al suicidio
NOVARA – Reati estinti per i cinque ragazzi coinvolti nel suicidio di Carolina Picchio, la 14enne che nel 2013 si lanciò dalla finestra di casa dopo essere stata vittima di episodi di cyberbullismo. Una lista di imputazioni che fa rabbrividire: accusati a vario titolo di atti persecutori, violenza sessuale di gruppo, pornografia minorile, detenzione di materiale pornografico, diffamazione, morte come conseguenza di altro reato, i cinque ragazzi avevano ottenuto la messa in prova, istituto previsto per i minorenni, per un periodo variabile da 15 a 27 mesi. E oggi, a distanza di 5 anni dalla tragedia, il Tribunale dei minori ha preso atto del loro ravvedimento. Dei reati compiuti non ci sarà quindi più traccia nel loro casellario giudiziario.
La tragedia di Carolina Picchio è passata alla storia come il primo caso italiano di cyberbullismo. A spingere l’adolescente nella disperazione fu la pubblicazione su Facebook di un video che alcuni coetanei avevano girato ad una festa. Quella sera, Carolina fu convinta a bere alcol. Ma dopo le risate, i suoi amici poco più grandi di lei l’avevano molestata sessualmente mentre era incosciente e avevano filmato tutto.
Quando Carolina ha visto quel video, con 2600 like e i commenti feroci a seguire è sprofondata nel baratro. Ha scritto lettere d’addio e d’amore per i suoi genitori e altre d’accusa per agli “amici” di quella sera. Poi si è buttata dal balcone.
“Questo istituto della messa alla prova è considerato fiore all’occhiello del processo penale minorile perché consente l’applicazione della mediazione penale e delle altre strategie di giustizia riparativa”, ha spiegato all’AdnKronos Anna Livia Pennetta, avvocato della famiglia Picchio. “Mi rendo conto – ha aggiunto – che questi giovani, all’epoca dei fatti, erano minorenni e quindi della necessità di un loro recupero perché sicuramente dopo questo periodo di messa alla prova non commetteranno più atti violenti dettati da immaturità e da un uso non consapevole del web; ma come avvocato della famiglia credo che il dolore per la scomparsa di Carolina non possa essere compensato da qualsiasi esito di proscioglimento”.