CasaPound, ordinato lo sgombero dalla sede storica di Roma

di redazione Blitz
Pubblicato il 3 Giugno 2020 - 22:13 OLTRE 6 MESI FA
CasaPound, ordinato lo sgombero dalla sede storica di Roma

CasaPound, ordinato lo sgombero dalla sede storica di Roma (Foto Ansa)

ROMA  –  Ordinato lo sgombero di CasaPound nel palazzo di via Napoleone III a Roma. Ad annunciarlo è stata la vice ministra dell’Economia e delle Finanze Laura Castelli: “Ci lavoriamo da tanto, finalmente si ristabilisce la legalità. @virginiaraggi”, ha twittato.

Una notizia che la sindaca della capitale commenta con soddisfazione: “Finalmente qualcosa si muove sullo sgombero del palazzo occupato abusivamente da CasaPound in centro a Roma. Ripristiniamo la legalità”, scrive poco dopo in un tweet.

Ma che la strada dello sgombero non sarà semplicissima lo si evince dalle parole del responsabile romano del movimento di estrema destra, Davide Di Stefano, che invece replica di aver partecipato “solo un incontro sulla richiesta di sgombero che si è svolto in questura con una rappresentanza di CasaPound”.

Insomma, quella di oggi potrebbe rappresentare una giornata decisiva per quella che nella capitale è ritenuta una delle occupazioni storiche.

Proprio nei giorni scorsi la sindaca aveva preso carta e penna e inviato due lettere al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, e a quello dell’Economia, Roberto Gualtieri, chiedendo lo sgombero di due occupazioni abusive di CasaPound Italia.

Si trattava appunto della “storica” sede di via Napoleone III, nel cuore del quartiere Esquilino, e di una nuova occupazione di un complesso edilizio di Ostia, in via delle Baleniere, gestita da un’associazione spalleggiata da CasaPound Italia.

Al Ministero dell’Economia, proprietario dell’edificio all’Esquilino, la sindaca aveva chiesto lumi circa l’iter di sgombero dell’immobile “occupato illegalmente da 15 anni”.

A Guerini la prima cittadina ha chiesto “di ripristinare la legalità negli immobili di Ostia” di proprietà dell’Aeronautica Militare.

Le due lettere il 28 maggio dopo quella che probabilmente è stata la proverbiale goccia versata proprio a Ostia, dove qualche giorno prima la sindaca è stata costretta a rimanere in macchina per mezz’ora a causa di una contestazione guidata dal leader locale del movimento, il consigliere municipale Luca Marsella.

“CasaPound – aveva detto qualche giorno fa – ce l’ha con me perché ho rotto sia a Ostia che a Roma. Nessuno degli stabili è del Comune altrimenti avrei avviato lo sgombero”.

Finora ha potuto agire solo nell’ambito delle sue competenze: a fine luglio scorso era andata di persona a bussare al palazzo dell’Esquilino, occupato dal 2003, per notificare il provvedimento di rimozione della scritta abusiva in marmo sulla facciata, poi cancellata dagli stessi militanti ai primi di agosto per evitare l’intervento coatto dei tecnici comunali.

Contro la sede di CasaPound è in piedi una procedura di sgombero avviata lo scorso 19 luglio dal Demanio, accompagnata da una denuncia alla procura di Roma. La Corte dei Conti ha calcolato un danno erariale di 4,6 milioni per omessa disponibilità del bene e mancata riscossione dei canoni da parte del Demanio stesso e del Miur. (Fonte: Ansa)