Caserta, 20 arresti per corruzione sui rifiuti: Angelo Di Costanzo (Fi), Vincenzo Cappello (Pd), un capo dei vigili…

di Edoardo Greco
Pubblicato il 13 Settembre 2016 - 08:48 OLTRE 6 MESI FA
Venti arresti "eccellenti" a Caserta. Con l'accusa di corruzione e di appalti truccati nella gestione dei rifiuti, la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha disposto sette arresti domiciliari e tredici in carcere. Fra gli arrestati c'è il presidente della provincia di Caserta Angelo Di Costanzo, di Forza Italia (Repubblica Napoli)

Venti arresti “eccellenti” a Caserta. Con l’accusa di corruzione e di appalti truccati nella gestione dei rifiuti, la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha disposto sette arresti domiciliari e tredici in carcere. Fra gli arrestati c’è il presidente della provincia di Caserta Angelo Di Costanzo, di Forza Italia (Repubblica Napoli)

CASERTA – Venti arresti “eccellenti” a Caserta. Con l’accusa di corruzione e di appalti truccati nella gestione dei rifiuti, la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha disposto sette arresti domiciliari e tredici in carcere. Fra gli arrestati c’è il presidente della provincia di Caserta Angelo Di Costanzo, di Forza Italia.

Di Costanzo è anche sindaco di Alvignano, Comune dove sono stati arrestati anche l’assessore all’Ambiente Simone Giannetti e il comandante della polizia municipale Franco Vincenzo Mario. Custodia cautelare anche per Vincenzo Cappello, sindaco di Piedimonte Matese, del Pd, per Pietro Andrea Cappella, presidente del consorzio di bonifica Sannio-Alifana, e per l’ex sindaco di Casagiove, Elpidio Russo.

Fra gli arrestati ci sono anche due funzionari dell’ufficio tecnico di Piedimonte Matese, Pietro Terreri ed Ernesto Palermiti.

Gli arresti, che colpiscono in particolare la zona del Matese e, oltre ai politici e funzionari, si concentrano sugli imprenditori. Fra questi figurano il titolare della Impresud, Francesco Iavazzi, azienda che si occupa di servizi ambientali e l’imprenditore di San Potito Sannitico Luigi Imperadore.

Sempre secondo l’accusa, gli arrestati avrebbero ottenuto l’assunzione di amici e parenti, oltre a buoni benzina, auto di lusso e altri regali: ad elargire favori e assunzioni sarebbe stato il Gruppo Termotetti, riconducibile a Imperadore, una ditta della zona che si occupa dello smaltimento dei rifiuti, che in cambio avrebbe così ottenuto l’assegnazione degli appalti. L’azienda si è aggiudicata, tra il 2013 e il 2015, le gare di appalti ad Alvignano, Piedimonte Matese e Casagiove.

Viene definita dagli inquirenti un’associazione a delinquere che aveva come obiettivo condizionare gli affidamenti degli appalti per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti, corrompere pubblici ufficiali e truffare gli enti. Tra i reati contestati figura anche l’abuso d’ufficio. Complessivamente, arrestati compresi, gli indagati sono 35.

Le trentacinque persone indagate avrebbero agevolato la Termotetti S.a.s e altre società riconducibili allo stesso gruppo che opera in vari settori e in varie regioni italiane. Al Consorzio Stabile Sannio Appalti si è aggiudicato, con le stesse modalità, l’appalto dei lavori al lotto di Presenzano I presso il Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano, diretto da Pietro Andrea Cappella, che figura tra le venti persone arrestate.

In alcune occasioni, secondo quanto emerge dalle indagini, i bandi di gara per l’assegnazione degli appalti venivano disegnati “ad hoc”, direttamente in una delle aziende candidate, la Termotetti, e poi fatti pervenire ai rappresentanti delle amministrazioni comunali che li pubblicavano in maniera quasi integrale, avvantaggiando la società a danno delle altre.

Oltre a Imperadore, fra gli indagati ci sono Francesco Raucci, colui che ha consentito alla Termotetti di poter fare affari nella gestione dei rifiuti, e, infine, di Antonella Tedesco, rappresentante legale della Termotetti. A loro, alla Termotetti s.a.s. e a un’altra società, il Consorzio Stabile Sannio Appalti, la Guardia di Finanza di Caserta ha sequestro beni mobili e immobili per un milione e mezzo di euro.

Luigi Imperadore è ritenuto il “dominus” della Termotetti che grazie a Francesco Raucci, suo collaboratore, è riuscito a portare a termine le trasformazioni aziendali necessarie per potersi occupare anche del redditizio business della gestione dei rifiuti. Raucci, inoltre, era colui che prendeva contatti con gli amministratori pubblici dai quali otteneva gli appalti. Raucci, sempre secondo gli investigatori, confezionava le bozze di alcuni bandi di gara realizzandoli “ad hoc” per la Termotetti. Poi li inviava agli amministratori pubblici che provvedevano a pubblicarli quasi integralmente. Antonella Tedesco, infine, risulta essere la rappresentante legale della Termotetti, cioè colei che firmava i contratti con pubbliche amministrazioni, ritenuta a conoscenza di quanto stava accadendo.

Francesco Raucci, è una “vecchia conoscenza” nel settore dei rifiuti. È stato funzionario del Consorzio Caserta 4, quello risultato infiltrato dalla camorra casalese e per il quale è sotto processo Nicola Cosentino, ed ex anche del Consorzio Unico di Bacino (Cub), carrozzone affogato nei debiti e nelle inchieste giudiziarie, come la maxi-indagine con centinaia di indagati di cui si sta occupando proprio alla Procura di Santa Maria Capua Vetere.

Raucci, dunque, predisponeva i bandi, i Comuni li facevano propri pubblicandoli, quindi venivano nominate le commissione di gara, formate da persone compiacenti; la procedura di gara finiva poi alla Stazione Unica Appaltante (Sua), l’organismo che accentrando l’iter delle gare d’appalto avrebbe dovuto garantire legalità e trasparenza; il problema è che le commissione Sua erano formate da esponenti dei vari Comuni che orientavano poi l’aggiudicazione dei lavori. “Almeno nella Provincia di Caserta – si legge nella nota della Procura – il funzionamento della SUA è stato negativo”.

Ma non era solo la fase di gara ad essere “contaminata”, ma l’intero ciclo dei rifiuti, ha spiegato il pm Alessandro Di Vico, che ha condotto le indagine insieme all’altro sostituto Giorgia De Ponte. Dagli accertamenti di Finanza e Carabinieri emerso il cosiddetto “trucco delle pesate”, che avveniva quando i rifiuti, specie la frazione umida, veniva conferita dalla Termotetti alle piattaforme di conferimento, di proprietà degli altri due imprenditori arrestati Francesco Iavazzi e Luciano Sorbo.

In pratica il peso dei rifiuti conferiti veniva aumentato artificialmente aggiungendo dell’acqua e così i guadagni aumentavano per Iavazzi e Sorbo. In cambio questi ultimi spendevano i propri rapporti con i politici per fare in mondo che Imperadore si aggiudicasse gli appalti per la raccolta, per poi ottenere anche il servizio aggiuntivo di intermediazione nel servizio di conferimento. Non erano così i Comuni ad avere rapporti diretti con le piattaforme di conferimento, come sarebbe dovuto avvenire, ma la stessa azienda privata aggiudicataria del servizio di raccolta. Riportano Conchita Sannino e Dario Del Porto di Repubblica Napoli:

Ad eseguire le misure sono la Guardia di finanza di Caserta, coordinata dal generale Giuseppe Verrocchi e i carabinieri diretti dal colonnello Giancarlo Scafuri. L’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere, guidata dal procuratore capo Maria Antonietta Troncone, durava da oltre un anno.