Caso Cucchi, consulenti del Pm: “La morte si poteva evitare”

Pubblicato il 6 Dicembre 2011 - 19:32 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – ''I medici non hanno adottato tutti i provvedimenti che dovevano adottare. Se avessero agito diversamente, certamente si poteva evitare l'evento morte'' di Stefano Cucchi, il 31enne fermato il 15 ottobre 2009 per droga e morto una settimana dopo all'ospedale 'Sandro Pertini' di Roma. E' stato perentorio il prof. Paolo Arbarello, responsabile dell'Istituto di medicina legale dell'universita' 'La Sapienza' di Roma, sentito in qualita' di coordinatore del pool di esperti che hanno compiuto le indagini mediche su richiesta dei pm dopo la riesumazione della salma, nel processo che per la morte di Cucchi vede imputate dodici persone: sei medici e tre infermieri del 'Pertini', nonche' tre agenti di polizia penitenziaria.

Dopo la conferma da parte del radiologo Roberto Passariello che la lesione riscontrata alla colonna vertebrale di Cucchi era ''antica'', mentre quella alla zona sacrale era ''non databile'', per Arbarello e il suo 'gruppo' ''la compatibilita' tra le due lesioni e una caduta podalica (ovvero col sedere per terra) e' totale''.

L'illustrazione cronologica degli interventi medici tra il momento successivo all'arresto di Cucchi e la sua morte al 'Pertini' ha portato Arbarello a indicare le conclusioni del 'gruppo' da lui coordinato.

''Cucchi era un soggetto sottopeso a livelli gravi, aveva un serio deperimento organico, una bradicardia marcata, alterazione dei parametri epatici e una sofferenza renale''; l'effetto e' che ad avviso degli esperti ''non c'e' stata da parte dei sanitari un'attenzione che, vista la sua condizione di emergenza, il paziente meritava. Cucchi andava monitorato o portato in un reparto sanitario piu' idoneo alle sue condizioni. Abbiamo motivo di credere che la morte di Cucchi non sia stata improvvisa''.