Cassazione ai politici: trasferta non sia vacanza, basta viaggi con le mogli. Il caso del sindaco del paese di Padre Pio

Pubblicato il 13 Maggio 2010 - 00:31 OLTRE 6 MESI FA

Un tour nelle capitali europee o un week end nelle città d’arte. Viaggi personali con moglie e compagne, pagate però dallo Stato. E’ quanto ha fatto il sindaco di San Giovanni Rotondo e alcuni suoi assessori, bacchettati dalla Cassazione che ha sentenziato: i politici devono mettere un freno alle trasferte effettuate con le mogli, soprattutto per questioni non istituzionali. Per i “furbetti” si parla di truffe aggravate e falsi ideologici contestati.

Al di là del merito della vicenda giudiziaria, la sentenza della Cassazione è importante perché segna un limite invalicabile nei comportamenti dei politici: far partecipare mogli o parenti a viaggi istituzionali, chiedere rimborsi n0n legati all’attività istituzionale, configura una truffa o il falso ideologico, reati da codice penale. Uno stop necessario per almeno due motivi: il contenimento della spesa pubblica e la moralizzazione del personale politico. L’obiettivo è far finire un malcostume consolidato, anche ai più alti livelli. E’ probabile che il rischio di dover giustificare trasferte e viaggi a un magistrato interrompa la prassi delle gite gratis, dei “passaggi”  su aerei di stato accordati a persone senza titolo. E ogni riferimento a fatti noti che investono anche i vertici del potere in Italia non è puramente casuale. L’imbarco di attrici, ballerine, cantanti (escort?), amici e amici degli amici sarà forse meno frequente e magari non si potrà dire “nell’aereo c’è posto, che male c’è”. I viaggi di gruppo verso le mete esotiche si organizzano da un tour operator: le istituzioni non sono agenzie di viaggio.

Gli illeciti, ricostruisce la sentenza 18071 della V Sezione penale, erano stati consumati con la presentazione di tabelle di missione in cui venivano esposti gli esborsi asseritamente anticipati e i motivi istituzionali del viaggio. Quando poi sindaco e assessori effettuavano i viaggi in compagnia, ricostruisce sempre piazza Cavour ottenevano illegittimamente il rimborso anche delle spese delle accompagnatrici la cui presenza non dichiaravano presentando tuttavia fatture maggiorate della quota corrispondente al costo di viaggio e soggiorno delle accompagnatrici. A volte, addirittura le spese relative alle mogli venivano esposte e regolarmente liquidate anche se non ne competeva il rimborso.

Il sindaco di San Giovanni Rotondo e la sua squadra di assessori, insomma, partivano dichiarando motivi istituzionali mentre invece organizzavano tour alla volta di Roma, Napoli, Milano, Firenze, Rimini e Ischia. La vicenda è arrivata davanti alla magistratura dove il Tribunale di Foggia in primo grado e la Corte d’Appello di Bari, nel febbraio 2009 confermavano per il sindaco di San Giovanni Rotondo e per i suoi assessori le condanne per truffa aggravata e falso ideologico.

In Cassazione i protagonisti dei viaggi in compagnia hanno alleggerito la loro posizione grazie al fatto che nel frattempo per alcuni reati è maturata la prescrizione. Quanto invece alle responsabilità per i tour in giro per l’Italia con le mogli, la suprema Corte rileva che “non sussistono elementi dai quali possa ritenersi scaturisca evidente la dimostrazione che il fatto non sussiste o che gli imputati non lo abbiano commesso, visto che la sentenza impugnata dà conto delle ragioni della decisione con motivazione ragionevole e condivisibile, fondando il giudizio di responsabilità degli imputati su prove documentali e testimoniali”.  Sarà ora la Corte d’Appello di Bari a rideterminare le pene per i politici locali.