Improvvisarsi parcheggiatori chiedendo un euro agli automobilisti può rivelarsi un “servizio” anche “indispensabile” offerto alla comunità e “ben accetto”. Almeno così è successo a Catania, secondo i supremi giudici della Cassazione, che hanno annullato con rinvio il provvedimento degli arresti domiciliari disposto nei confronti di un posteggiatore abusivo accusato di minacce e tentata estorsione. Un uomo, infatti, infuriato per l’atteggiamento del parcheggiatore che aveva chiesto insistentemente un euro per aiutarlo ad uscire da un’area adibita a parcheggio davanti alla spiaggia, aveva chiamato la polizia.
Il gip di Catania aveva così disposto gli arresti domiciliari per il posteggiatore. I supremi giudici però hanno accolto il ricorso del posteggiatore chiedendo una nuova verifica al Tribunale del Riesame, sulla necessità della custodia cautelare. Secondo La Seconda Sezione Penale,«è un dato pacifico che il signor M.B. offriva un servizio ben accetto e ritenuto a livello diffuso della cittadinanza, indispensabile in quel luogo, proprio per poter usufruire tranquillamente del posteggio dell’autovettura» tanto che all’indagato «venivano lasciate le chiavi delle auto perché provvedesse ad effettuare quelle manovre di parcheggio che altrimenti avrebbero dovuto fare gli stessi proprietari». Una pratica, è scritto nella sentenza, ormai «d’uso consolidato in talune città d’Italia». È in questa prospettiva, quindi, secondo i giudici, che non era stata «chiaramente delineata la consistenza della minaccia» tale da rendere necessari gli arresti domiciliari.
Nella sentenza i Supremi giudici hanno sottolineato che la “richiesta dell’obolo di un euro” avanzata dal parcheggiatore, Benedetto M., non poteva essere considerata “un’ingiustizia” tale da giustificare un provvedimento di custodia ai domiciliari, visti anche i “modestissimi” precedenti penali del posteggiatore.
La vicenda poi era da valutare meglio per le circostanze nelle quali si era consumata: l’ automobilista, infatti, aveva deciso di non ‘usufruire’ del servizio del posteggiatore ed aveva parcheggiato da solo – senza lasciare le chiavi all’uomo come avevano fatto gli altri automobilisti – la macchina nell’area davanti alla spiaggia, che non era delimitata né attrezzata all’ uso di parcheggio. Costretto poi da un’emergenza (la moglie si era sentita male) aveva dovuto riprendere l’auto ma non riusciva ad uscire perché altre macchine erano state parcheggiate davanti alla sua. Alla richiesta di aiuto al posteggiatore, che aveva le chiavi delle auto in custodia, questi aveva chiesto di nuovo un euro per il servizio. Al rifiuto del bagnante di pagare, Benedetto aveva risposto che allora avrebbe dovuto chiamare uno ad uno i proprietari della macchina per farle spostare. Da qui la rabbia del bagnante, che aveva chiamato la polizia.