I centesimi nel cassetto: 165 milioni di euro “fuori corso”

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 24 Agosto 2011 - 14:03 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Valgono 165 milioni di euro ma nessuno li vuole. Sono gli oltre sei miliardi di monetine, quelle di rame, quelle che valgono da 1 a 5 centesimi, in circolazione nel nostro Paese. Un mare di monetine e una quantità di denaro che praticamente non ha valore legale e rappresenta un peso per chi le detiene tanto che ora persino un parroco ha chiesto di non inserirle più nelle offerte alla chiesa. Il parroco risponde al nome di don Domenico Traversi e la sua storia è solo un esempio di come i centesimi di rame rappresentino un monte di denaro tramutatosi in zavorra.

Non siamo però gli unici ad avere in circolazione i centesimi di euro, tutti i paesi che aderiscono alla moneta unica li usano, ma alcuni ne hanno registrato l’inutilità e la scomodità prima di noi. Il primo paese a cancellare i pezzi da 1 e 2 centesimi fu la Finlandia con un decreto legge che seguì l’introduzione della moneta unitaria: era la conseguenza dell’abolizione di altri centesimi, quelli del Markka, il Marco Finlandese, che era suddiviso in scomodissimi centesimi (un euro valeva 5.9 Markka). Il risultato è che quei pochissimi pezzi da 1 e 2 centesimi battuti in Finlandia ora sono rarità assolute e preziosissime. Anche l’Olanda dal 2004 non conia più centesimi di piccolo taglio e in Belgio la loro circolazione è di fatto un ricordo, seppure senza una decisione formale. Ma anche in Italia c’è chi si è mosso immediatamente, per esempio il Comune di Barzago, in provincia di Lecco, che nel gennaio 2002 abolì l’uso dei centesimi da 1 e da 2 nel costo dei certificati anagrafici e degli ingressi agli impianti sportivi.

E già il 22 gennaio 2002, pochi giorni prima dell’entrata in circolazione della nuova moneta, Giulio Tremonti (allora ministro dell’Economia del Berlusconi II) annunciò: «Abolire i centesimi? Sarebbe certamente popolare, ci stiamo pensando, ne abbiamo parlato in sede di Unione Europea». L’economista Giacomo Vaciago, proprio in quei giorni, aveva previsto non più di pochi mesi di vita reale ai centesimi dall’anima di acciaio, ma ricoperti di rame. E invece eccoli lì, tutti nelle nostre tasche, ma soprattutto nei nostri cassetti. I primi a farne a meno furono, guarda un po’ la coincidenza, i responsabili della bouvette del Senato che il 1 febbraio 2002 decisero di superare ampiamente l’intuizione di Tremonti e abolire subito la superflua circolazione degli spiccioli europei: il cappuccino di allora scese da 67 a 65 centesimi, il cornetto da 46 a 45, i panini invece salirono da 1.14 a 1.20.

Ma da noi, eccezion fatta per il comune di Barzago e la bouvette del Senato, i centesimi continuano a circolare anche se, in verità, nessuno li vuole.