Cerveteri, si sveglia di notte per un forte mal di testa: trovato morto. Forse aneurisma

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Settembre 2018 - 13:35 OLTRE 6 MESI FA
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Cerveteri, si sveglia di notte per un forte mal di testa: trovato morto. Forse aneurisma

Quella che sembrava una normale emicrania, solo più forte del solito, lo ha svegliato in piena notte. Poi la tragedia. All’alba la scoperta del cadavere. Per Luigi Nagni, 54enne anconetano ma residente a Cerveteri, non c’è stato nulla da fare. Lascia la moglie, tre figli, due sorelle e i genitori.

Difficile capire quale sia la causa della morte anche se, tra quelle più accreditate, c’è la rottura di un’aneurisma cerebrale è una protuberanza permanente, simile ad una sacca, di un vaso arterioso del cervello. L’aspetto di questa malformazione vascolare, riportato dalle immagini diagnostiche, ricorda molto quello di una bacca attaccata a un ramo.

La presenza di un aneurisma cerebrale è molto pericolosa; infatti, quando viene attraversato dal sangue circolante nel cervello, può rompersi, in quanto la parete del vaso in quel punto è più debole e fragile. Un aneurisma può formarsi in ogni vaso sanguigno del corpo umano. Tuttavia, ci sono punti, come l’aorta addominale e il cervello, in cui tale formazione è più frequente, a causa della specifica anatomia del sistema vasale ivi presente.La conseguenza più drammatica di un aneurisma cerebrale, ovvero l’ictus emorragico, si verifica, di solito, nello spazio tra il cranio, le meningi e il cervello (spazio subaracnoideo). Si parla, in questi casi, di emorragia subaracnoidea e di ictus emorragico subaracnoideo.

Secondo alcuni dati statistici italiani, circa l’1% della popolazione soffre di aneurisma cerebrale.Di questa frazione, lo 0,2-0,3% va incontro, durante la vita, a emorragia subaracnoidea. Ogni anno, il numero di persone soggette a emorragia subaracnoidea corrisponde a 10-15 individui ogni 100.000. Il 20-30% delle persone che subiscono la rottura di un aneurisma, muore prima di raggiungere l’ospedale; il 50% muore entro 30 giorni dall’evento.La fascia di età più colpita è quella che va dai 40 ai 60 anni, anche se ciascun individuo (giovane o adulto che sia) è potenzialmente a rischio.Si è constatato, infine, una maggiore predisposizione da parte della donne: il rapporto con gli uomini è di 3 a 2.