Cesare Battisti, fine pena mai e senza sconti. Cosa significa ergastolo ostativo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Gennaio 2019 - 12:26| Aggiornato il 29 Luglio 2019 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Quello di Cesare Battisti rientra nei casi dell’ergastolo ostativo, ossia senza la possibilità di ottenere benefici nell’esecuzione della pena, almeno se le condizioni non mutano. Lo hanno spiegato il procuratore generale di Milano Roberto Alfonso e il sostituto pg Antonio Lamanna. Battisti sarà confinato nel carcere romano di Rebibbia, in cella da solo e per 6 mesi in isolamento diurno. Nel carcere sarà collocato nel circuito di alta sicurezza riservato ai terroristi.

La pena dell’ergastolo ostativo si applica a soggetti accusati di reati di particolare gravità, come quelli di mafia o terrorismo, ed è destinata a coincidere, nella sua durata, con l’intera vita del condannato. Tanto che sui certificati carcerari di questi condannati si legge la scritta “fine pena mai”. L’ergastolano comune conserva la possibilità che la sua condizione sia periodicamente riesaminata ai fini dell’accesso ai benefici e alle misure alternative, mentre all’ergastolano ostativo, in assenza di una collaborazione, quegli istituti sono esclusi per sempre, a meno che, nel frattempo, non collabori o si verifichino altre particolari circostanze.

Per diversi costituzionalisti, l’ergastolo ostativo è incostituzionale perché contrasta col principio della rieducazione della pena, sottraendo ogni possibile orizzonte di ‘ritorno alla vita’ per il detenuto. Negli anni la Corte Costituzionale si è più volte pronunciata sul tema ribadendone invece la costituzionalità ma aprendo la strada a un suo ammorbidimento tanto che nell’agosto dell’anno scorso per la prima volta un ergastolano ostativo, Carmelo Musumeci, ha ottenuto la liberazione condizionale anche grazie al suo percorso rieducativo particolarmente virtuoso.

Assieme al costituzionalista Andrea Pugiotto, Musumeci ha pubblicato il libro ‘Gli ergastolani senza scampo’, diventato una sorta di manifesto giuridico e umano contro questo tipo di pena che è al centro anche di una riflessione nel documentario ‘Spes contra Spem’ girato da alcuni detenuti di Opera.