Chi dà lavoro in nero? Nel Lazio due aziende su tre, in Italia…

Pubblicato il 17 Luglio 2009 - 15:18 OLTRE 6 MESI FA

A questo punto quel che si comincia a non capire è perché le chiamino “irregolari”. Irregolare è ciò che è fuori dalla regola, ma quando “irregolari” sono il 43,5 per cento delle aziende, cosa è regolare e qual è la regola. In un controllino semplice semplice e pure superficiale si è scoperto, anzi è emerso da solo che nel Lazio il 65 per cento delle imprese di costruzioni, cioè i cantieri, il 64,9 per cento delle aziende agricole, cioè le fattorie e coltivazioni, il 61,6 per cento degli alberghi e ristoranti e il 54,6 per cento dei negozi ospitano, allevano e ingrassano lavoro nero. Cioè fanno lavorare gente senza contratto, non pagano contributi e non rilasciano vere e proprie buste paga. Nelle industrie propriamente dette la percentuale scende al 16,7 per cento. È questo dato che, si fa per dire, abbassa la media al 43, 5 per cento.

Dunque il lavoro nero è la regola in quasi due su tre negozi, botteghe, ristoranti, alberghi, cantieri, campi. La regola, non l’irregolarità. Sono più o meno le stesse percentuali di ogni controllo: due pompe di benzina su tre fanno la cresta con il contatore dell’erogazione, due taxi su tre non applicano le regole del contratto di viaggio… È dunque ora di finirla di chiamarle aziende “irregolari”. Rappresentano la norma, la regola. Regola confermata anche dai controlli che sono e restano puramente conoscitivi. Dopo i controlli non succede mai nulla, tutto resta “regolare” come prima. Nel Lazio. Un po’ più a nord è un filo meglio, più a sud molto peggio. In questo caso l’Italia è diversa nelle sue parti ma per nulla disunita.