Chiara Appendino scarica le colpe di Piazza San Carlo: Non mi compete. Lei a Cardiff, intanto a Torino…

Pubblicato il 21 Aprile 2018 - 10:03 OLTRE 6 MESI FA
Chiara Appendino scarica le colpe di Piazza San Carlo: Non mi compete. Lei a Cardiff, intanto a Torino...

Chiara Appendino scarica le colpe di Piazza San Carlo: Non mi compete. Lei a Cardiff, intanto a Torino… (Foto Ansa)

Chiara Appendino: io non c’entro, la colpa è del capi di gabinetto, del questore, dei vigili per quella notte del 3 giugno 2017 in cui migliaia di tifosi della Juventus furono trasformati in fakiri e una donna ci morì. Il sindaco di Torino, scarica tutte le responsabilità su capo di gabinetto, questore, vigili urbani, altri 12 coinvolti a vario titolo. Alla sua ex collega Marta Vincenzi, ex sindaco di Genova, hanno dato in appello 5 anni di galera per il mancato allarme in vista di una alluvione. Per un sindaco di questi tempi c’è da avere paura.

Questo spiega il fatto che, non una ma dodici volte, Chiara Appendino, sindaco militante del Movimento 5 stelle, abbia indicato  nel suo ex braccio destro, Paolo Giordana, il vero responsabile dell’organizzazione della serata del 3 giugno 2017 in piazza San Carlo, dove sono rimaste ferite oltre 1500 persone e una ragazza è morta schiacciata dai tifosi in fuga.

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La maggior parte dei feriti si fece male perché, nella fuga, furono costretti a camminare su un letto di cocci di bottiglia, molti senza scarpe. Ma come, si sono chiesti magistrati e cittadini, anche nella più stupida movida di paese sanno che si devono usare bicchieri di carta e niente vetro e lì, a Torino, in una piazza che è più grande di uno stadio, decine di migliaia di persone si rinfrescavano a garganella da bottiglie di vetro?

I verbali degli interrogatori cui Chiara Appendino, accompagnata dagli avvocati, Luigi Chiappero ed Enrico Cairo. è stata sottoposta da parte del procuratore della Repubblica,  Armando Spataro, sono stati letti da Ottavia Giustetti, che su Repubblica ha fornito sintesi delle 16 mila pagine di verbali depositate dalla Procura della Repubblica.

“Perché fu affidato l’allestimento della piazza per la proiezione della finale di Champions League a Turismo Torino?”

“Fu il mio capo di gabinetto a dirmi, non ricordo né dove né quando, che Turismo Torino era disponibile e interessata a organizzare questo evento”.

Turismo Torino, che poi è del Comune, secondo l’accusa dei pm, si rivelò del tutto inadeguata, senza personale esperto di sicurezza, e senza risorse per mettere in piedi in soli quattro giorni l’organizzazione per una manifestazione da 40 mila tifosi.

“Perché non ha disposto accertamenti per verificare che Turismo Torino osservasse le prescrizioni della Commissione provinciale di vigilanza”?

“Una volta che Giordana mi ha comunicato che era “tutto a posto” non avevo necessità di disporre accertamenti”

Appendino spara a zero sull’allora questore di Torino, Angelo Sanna, sul numero due della polizia municipale, Marco Sgarbi, e altre 12 persone considerate responsabili per una parte di organizzazione.

“Omicidio colposo, lesioni colpose anche gravissime e disastro. È la seconda inchiesta in pochi mesi, a Torino, che chiama il sindaco a rispondere delle sue responsabilità. Non basta che il 13 aprile sia stata svelata la vera causa del caos in piazza quella notte. Fino ad allora si è sempre parlato di reazione inspiegabile della folla che, fuggendo, ha travolto tutto. Ma quattro ragazzi, una gang di giovani rapinatori specializzati nei furti con lo spray al peperoncino, ora sono stati arrestati, e due di loro hanno confessato di aver seminato il panico spruzzando spray urticante per scippare il pubblico stipato ad assistere alla finale di Champions League.

Restano comunque in piedi le accuse agli amministratori: aver agito con “imprudenza, negligenza, imperizia, violando leggi e regolamenti” e causando il disastro.

Chiara Appendino ripete quasi ossessivamente di non sapere nulla della preprazione della manifestazione durante l’interrogatorio nell’ufficio di Spataro al settimo piano del Palazzo di Giustizia. Il motivo che ricorre a ogni domanda è: “Non sapevo, non compete al mio ruolo, non ricordo, non so per quale motivo Giordana non mi abbia informato”. Nei dieci mesi di inchiesta più volte le è stato ricordato il post che pubblicò sul suo profilo Facebook pochi minuti prima dell’inizio della partita. “Vi assicuro che tanti cittadini sono al lavoro da settimane per garantire sicurezza e ordine in quella che dev’essere, comunque vada, una serata di festa”.

Appendino “in quel momento era già allo stadio, a Cardiff, per assistere di persona alla finale della sua squadra del cuore, la Juventus. Mentre la piazza “salotto” di Torino era gremita due volte oltre la capienza di sicurezza e ricoperta da un tappeto di bottiglie di vetro. Più tardi, sotto i piedi scalzi delle persone in fuga, i cocci si trasformeranno in un’arma micidiale”.

“Perché non vietaste la vendita di bibite in vetro?”.

“Nessuno nei miei uffici mi segnalò la necessità di provvedere in tal senso”.