Chivasso. Guerra tra pastori, italiani contro rumeni e bulgari: “Bruciamo quei bastardi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Novembre 2017 - 14:00 OLTRE 6 MESI FA
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Chivasso, la faida tra pastori, italiani contro rumeni e bulgari (foto Ansa)

ROMA – Chivasso. Guerra tra pastori, italiani contro rumeni e bulgari: “Bruciamo quei bastardi”. C’è voluto un duplice omicidio un mese fa, per far luce su una vera e propria guerra fra pastori sugli alpeggi e nelle campagne della Valle Stura, non lontano da Chivasso. Stanziali contro transumanti, italiani contro rumeni e bulgari, una faida ormai ventennale si combatte ad alta quota: la posta in palio è il predominio sui terreni pascolabili, le ragioni un odio sordo e un duro contesto di ignoranza e marginalità che toglie qualsiasi illusione bucolica su un mondo tanto vicino quanto sconosciuto.

Il 24 ottobre scorso due pastori romeni sono stati uccisi da due pastori italiani. Inseguiti nei campi e uccisi a bastonate. E’ la tragica fine che hanno fatto Cornel Calinciuc, 38 anni, e Constantin Olaru Doru, 28, trovati senza vita a Castelrosso, alle porte di Chivasso. Lavoravano come pastori di transumanza per un allevatore di Venaria che gli aveva affidato una mandria di quasi mille pecore. La roulotte è stata data alle fiamme. Gli assassini, i fratelli Piero e Daniele Bergero, proprietari di tremila pecore, non hanno avuto alcuna pietà: i due rumeni hanno riportato gravi ferite al cranio, provocate da un corpo contundente. Un bastone o una mazza ferrata.

Col delitto di Castelrosso, bulgari e rumeni, macedoni e moldavi, albanesi e qualche marocchino, sono scappati tutti. Dagli anni ’80 sono il 70 per cento della forza lavoro, calcola una statistica approssimativa. «Ma oggi hanno paura», ci racconta un allevatore che sta vendendo i suoi formaggi al mercato di Demonte: «Non torneranno per un po’. Sapevano che alcuni pastori italiani non li vogliono. Adesso, li ammazzano pure… Perché nel nostro mestiere chi arriva prima, pascola meglio. E siccome è difficile trovare un salariato italiano, loro sono capaci di dormire in una roulotte per 500 euro di mensile al nero, in Calabria anche per 50 o 100. E si spostano ovunque, con qualsiasi tempo, non possono sentirsi mai stanchi. Non so come si farebbe, se non ci fossero loro […] (Francesco Battistini, Corriere della Sera)