Cip e Ciop: le maestre “offrono” mille euro a bambino picchiato. “Risarcimento” che offende

di Emiliano Condò
Pubblicato il 22 Maggio 2010 - 12:08 OLTRE 6 MESI FA

Un fotogramma delle violenze all'asilo Cip e Ciop

Ricordate le violenze sui bambini dell’asilo nido Cip e Ciop di Pistoia? Ricordate quella bambina seduta sul seggiolone ingozzata a forza e presa per i capelli dalla “educatrice” perché non voleva mangiare?  E il bambino picchiato sulla testa con il camioncino dei pompieri? Ricordate quelle maestre accusate di tanta inumana e infame cattiveria? Ora avete un altro motivo per non dimenticarle: quelle percosse, quelle violenze secondo Anna Maria Scuderi ed Elena Pesce, le due maestre accusate, valgono 23 mila euro di risarcimento E’ quanto hanno “offerto” alle famiglie. Meno di 1000 euro per bambino, visto che quelli maltrattati, secondo l’accusa,  sono almeno 24.

La Scuderi “offre” ai genitori 15.000 euro, mentre la Pesce 8.000. Quanto al carcere, visto che le due sono incensurate e che hanno optato per il rito abbreviato, molto difficilmente la pena effettiva sarà superiore ai due anni. Del carcere o meno decideranno i giudici, tocca a loro. Ma di questa “valutazione”, di questo “prezzo di mercato” stabilito dalle due e, si suppone dai loro avvocati, può decidere e giudicare ogni genitore, non solo i malcapitati che avevano loro affidato i rispettivi bambini. Ci vuole faccia tosta ma soprattutto profonda umana miseria per avanzare una proposta così: è in fondo una scelta coerente con il trattamento riservato ai bambini in quell’asilo, c’è negli schiaffi ai bimbi e nei 23mila euro di risarcimento il segno della stessa cultura.

Da giovedì 20 maggio la Scuderi, direttrice del Cip e Ciop, e la Pesce, educatrice, siedono sul banco degli imputati a Genova. Il processo non si può fare a Pistoia perché uno dei bambini coinvolti è figlio di un magistrato locale. La loro difesa è iniziata con una proposta di risarcimento che ha il sapore della provocazione. Al di là dell’oggettiva difficoltà di monetizzare la violenza su un bambino, infatti, l’offerta è di una esiguità che disturba e stride, soprattutto, con l’immagine di contrito “pentimento” offerto dalle maestre nei giorni immediatamente successivi all’arresto.

Era il 5 dicembre 2009 e alle due maestre, già in carcere da 48 ore, fu fatto vedere il video che le inchiodava. Elena Pesce scoppiò in lacrime e chiese perdono mentre la Scuderi reagì in modo decisamente più composto e il suo avvocato Stefano Panconesi, per salvare il salvabile, disse che “non si era ancora resa pienamente conto della gravità dell’accaduto”. A giudicare dalla proposta, però, forse neppure questi 6 mesi di carcere hanno portato giudizio. Nel frattempo il primo avvocato della Pesce, Giacomo Dini, ha fatto un passo indietro: “Sono papà di una bambina di 18 mesi, non ce la faccio, considero esaurito il mio mandato”.

Quando, il 3 dicembre, il video delle violenze divenne pubblico la stampa parlò di “nido lager”: bambini picchiati, chiusi per ore al buio, costretti a mangiare il loro stesso vomito. I piccoli, come raccontano i loro genitori, portano ancora il peso delle violenze subite.«Mio figlio ha ancora paura del buio e, in un video, si vede mentre è in un angolo e assiste ai maltrattamenti di altri bambini», racconta il papà di un bimbo di 4 anni. L’avvocato Alberto Russo, invece, spiega che la figlia dei suoi clienti, che ha due anni e mezzo, è stata picchiata con spinte e calci alla schiena: «Nel video si vedono quattro episodi di questo tipo. È stata anche mandata come punizione nella stanza dove dormivano. Si tratta di intromissioni nello sviluppo mentale di un bimbo. Sono malattie che hanno il loro apice nel tempo, ponendo nell’angoscia i genitori». Per tutto questo possono bastare davvero meno di 1000 euro a bambino?