La cittadinanza italiana regalata a 4 milioni di persone

Pubblicato il 23 Novembre 2011 - 12:15 OLTRE 6 MESI FA

Giorgio Napolitano (Foto LaPresse)

ROMA – Ius sanguinis anziché ius soli: il criterio al momento in vigore in Italia, e indirettamente criticato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nega la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia ma la concede a chi non è mai stato nel Paese e non ne parla la lingua, per un totale stimato di 4 milioni di persone.

La legge in vigore, la 91 del 1992, concede infatti il passaporto e il diritto di voto ai discendenti italiani sparsi nel mondo, anche se il parente nato e cresciuto in Italia risale a diverse generazioni prima. Dal 1992 ad oggi, scrive il Corriere della Sera, la trafila è stata percorsa con successo da almeno un milione e mezzo di persone, soprattutto in Argentina e Brasile.

L’impennata maggiore si verificò alla fine degli anni Novanta, in seguito alla crisi economica che colpì il Sudamerica. Solo tra il 2001 e il 2004 sono state concesse 200.000 cittadinanze a discendenti di italiani emigrati in America del Sud.

I dati del ministero dell’Interno parlano di 3.3 milioni di certificati elettorali, e quindi di sicuri cittadini italiani all’estero. Con i minorenni la cifra sfiorerebbe i 4 milioni.

Così si arriva al paradosso citato dal Corriere: la moglie dell’ex presidente brasiliano Lula, Marisa Leticia, ha la cittadinanza italiana in quanto nipote di emigrati italiani. Mentre, diceva Massimo D’Alema nel 2005, “la tata dei miei figli, che paga le tasse, e vive a casa nostra da dieci anni, no”.