Claudio Scajola, i dossier affidati allo 007 e l’ex prete dei Salesiani

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Maggio 2014 - 11:04 OLTRE 6 MESI FA
Claudio Scajola, i dossier affidati allo 007 e l'ex prete dei Salesiani

Claudio Scajola (Foto LaPresse)

ROMA – Centinaia di documenti portati via dal Viminale sono stati affidati da Claudio Scajola ad un agente dei servizi segreti militari e custoditi nell’appartamento di un funzionario dell’Aise. E nella vicenda di Scajola, arrestato l’8 maggio per aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena, entra in gioco anche Luciano Zocchi, ex prete e capo della segreteria dell’ex senatore Pdl, sospettato di aver preso parte al raggiro dei Salesiani sull’eredità del marchese Gerini.

Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera parla dei dossier e delle nuove indagini in corso:

“Claudio Scajola aveva affidato una parte del suo archivio a uno 007 del servizio segreto militare. Si tratta di centinaia di documenti portati via dal Viminale e custoditi nell’appartamento di un funzionario dell’Aise. Lo hanno scoperto alcuni mesi fa gli investigatori del Nucleo tributario della Guardia di Finanza”.

Nella vicenda giudiziaria di Scajola entrano così anche uno 007 e Zocchi, capo della segreteria dell’ex senatore Pdl che subì una  perquisizione nell’ambito dell’inchiesta sull’eredità dei Salesiani:

“L’uomo è un ex prete, è sospettato di aver partecipato al raggiro che l’ordine religioso avrebbe subito nella spartizione del patrimonio lasciato dal marchese Gerini. Nei suoi confronti è stata chiesta l’archiviazione, e l’avvocato Michele Gentiloni che assiste i Salesiani ha presentato opposizione”.

Decide di faldoni contenenti documenti, scrive la Sarzanini, sono stati trovati nella casa di Zocchi:

“C’è una cartellina verde «contenente appunti manoscritti riguardanti la morte di Marco Biagi», un faldone blu «contenente documentazione varia relativa a Marco Biagi, Michele Scandroglio, Claudio Scajola e carteggio “Forza Italia”», una cartellina azzurra «recante la dicitura “Cs/Im ml” contenente carteggio relativo alla vicenda del latitante Mario Ledda», una cartellina azzurra «recante la dicitura “potere e verità non coincidono” contenente un nastro registrato, corrispondenza e documentazione relativa alla vicenda Mario Ledda» e poi «appunti relativi al ministero dell’Interno», fogli che riguardano compravendita di appartamenti, fascicoli relativi a pratiche pensionistiche. Ledda è il pluricondannato poi morto in carcere che accusò Scajola di averlo aiutato mentre era latitante e sosteneva di essere stato lui a presentargli, nel 1995, Silvio Berlusconi”.

Tra i documenti spicca un quaderno rosso, scrive la Sarzanini, con l’elenco dei fascicoli che sono stati consegnati ad A.G., un agente dei servizi segreti, nella cui casa gli inquirenti hanno rinvenuto buste imballate e piene di documenti:

“L’uomo si limita a spiegare che gli involucri «mi sono stati consegnati da Zocchi», ma nega di conoscere il contenuto. Una versione analoga la fornisce lo stesso Zocchi il giorno dopo, quando viene convocato dai pubblici ministeri e dichiara: «A.G. è un poliziotto che ho segnalato al generale Niccolò Pollari perché venisse assunto al Sismi. È stato effettivamente assunto e ora è funzionario. Quando mi sono dimesso sono state le segretarie a fare gli scatoloni e li hanno inviati nella sede di Forza Italia. Io li ho mandati a prendere ma poiché non avevo spazio a casa ho chiesto a T. di custodirle»”.

La Sarzanini si chiede cosa possa esserci nelle buste e perché Scajola abbia affidato i documenti allo 007:

“Una parte del materiale è stato trasmesso alla Procura di Bologna che ha avviato una nuova indagine e ha già interrogato lo stesso Zocchi e la moglie dell’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, molto vicino a Biagi. E ciò fa presumere che nei documenti sequestrati ci fossero riferimenti specifici su quanto accaduto prima dell’agguato mortale delle Brigate Rosse al giuslavorista. Anche perché il fascicolo è stato assegnato al pubblico ministero Antonello Gustapane, che aveva già indagato sulla scelta di non assegnare una scorta a Biagi. Una vicenda che certamente ha segnato la vita politica di Scajola, costretto a dimettersi da ministro dell’Interno dopo averlo definito «un rompicoglioni»”.

Ora sia i magistrati di Roma che quelli di Reggio Calabria indagano sui fascicoli sequestrati, scrive la Sarzanini, cercando anche nuovi elementi sul caso di Matacena e di Chiara Rizzo:

“L’attenzione è concentrata su tutti i possibili canali di riciclaggio che portano all’estero e proprio su questo stanno lavorando gli investigatori della Dia che avrebbero già individuato alcune aziende intestate a prestanome ma in realtà al servizio dell’ex parlamentare di Forza Italia e, questa è l’accusa, delle cosche di ‘ndrangheta”.