Cloe Bianco, la prof transgender suicida “non fu perseguitata dalla scuola”: la relazione inviata al ministero

Cloe Bianco, la prof transgender suicida non fu perseguitata dalla scuola". A dirlo al Corriere è la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale Carmela Palumbo.

di redazione Blitz
Pubblicato il 24 Giugno 2022 - 10:02 OLTRE 6 MESI FA
cloe bianco

Cloe Bianco (in una foto Ansa). La prof transgender suicida “non fu perseguitata dalla scuola”: la relazione invita al ministero

Cloe Bianco, l’ex professoressa transgender che ha deciso di uccidersi dando fuoco al camper in cui viveva, non è stata perseguitata dalla scuola in cui lavorava. A spiegarlo al Corriere Veneto è la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale Carmela Palumbo che si riferisce alle verifiche avviate dal ministero dell’Istruzione in merito al caso.

“I miei uffici hanno ultimato la relazione che è stata inviata a Roma e ora verrà analizzata dal ministro dell’istruzione”. Dalla relazione è emerso che “alcune delle cose riportate negli ultimi giorni da alcuni giornali sono inesatte. Non fu allontanata dal ruolo di insegnante dopo il suo coming out avvenuto durante l’anno scolastico 2015-2016. Era una supplente iscritta a due graduatorie. Quella per i docenti tecnico-pratici e quella relativa al personale amministrativo. Accettò di insegnare nei due anni successivi, mentre nell’anno scolastico 2018-2019 scelse di lavorare in amministrazione. Poi più nulla. Evidentemente, per motivi personali, ritenne di non assumere altri incarichi”.

Cloe Bianco non fu perseguitata né demansionata

Ma perché avrebbe dovuto rinunciare alla carriera? La direttrice dell’Ufficio scolastico regionale spiega: “Non è detto che volesse rinunciare definitivamente a lavorare nel mondo della scuola, visto che nel maggio di quest’anno, appena un mese prima del dramma, chiese l’aggiornamento della propria graduatoria. Ad ogni modo, sostenere che fu demansionata è una fesseria e nessuno può dire che l’Ufficio scolastico regionale, o gli istituti nei quali ha lavorato, l’abbiano spostata arbitrariamente”.

La Bianco sottoposta a provvedimenti disciplinari

“All’epoca non ero io a dirigere l’Ufficio regionale – prosegue la Palumbo – ma, leggendo i documenti, l’impressione che ne ho ricavato, sinceramente, è che non ci sia stato nulla di irregolare nella gestione dei procedimenti disciplinari ai quali fu sottoposta in quel periodo”.

Ma di che tipo di procedimenti si trattava? Corriere Veneto spiega che, in base a delle loro verifiche, tra il novembre 2015 e il giugno 2016 ne vennero aperti tre. La dirigente spiega di non poter però entrare troppo nel dettaglio: “Quei procedimenti sono al centro delle verifiche avviate dal ministro”.

I tre provvedimenti

Il primo provvedimento, quello sul plateale coming out di Bianco, che si concluse con tre giorni di sospensione: “Anche quell’episodio è stato distorto. Nessuno mai contestò la sua scelta di fare coming out, bensì le modalità con le quali lo mise in atto, che all’epoca furono considerate un po’ troppo frettolose, non lasciando al preside il tempo di preparare adeguatamente studenti e personale”.

Il secondo procedimento fu per delle frasi inopportune rivolte ad alcuni studenti. “Si chiuse a giugno con una archiviazione. E questa decisione sembrerebbe sintomatica di come all’epoca non ci fu una volontà persecutoria”. Il terzo risale alla primavera del 2016 e non se n’è mai parlato fino ad ora. La professoressa venne sospesa per un giorno perché si ostinava a presentarsi a scuola in minigonna. “Esatto. Ma anche di questo non posso parlare: spetta al ministro trarre dei giudizi“.

La vicenda è accaduta sette anni fa. A detta della dirigente la situazione oggi è migliorata: “Molti istituti stanno regolamentando la ‘carriera alias’ che permette di scegliere il nome che più si avvicina alla propria identità di genere. Con questo intendo dire che un percorso è stato fatto e ora, un episodio come quello del 2015, non scatenerebbe lo stesso scandalo”.

La politica perè dovrebbe fornire alle pubbliche amministrazioni delle linee guida più precise in merito alla gestione di queste situazioni – spiega ancora la Palumbo. – Ma il caso di Cloe, col suo carico di divisioni e veleni, sta dimostrando quanta strada ci sia da fare anche da parte dei diversi schieramenti che in questi giorni si sono espressi su ciò che è avvenuto. A volte sarebbe meglio tacere”.

La morte di Cloe una strumentalizzazione

La dirigente scolastica conclude: “Ho provato disgusto di fronte alla strumentalizzazione che è stata fatta della morte di questa professoressa. Bisognerebbe rispettare la scelta dolorosissima che ha portato avanti. E invece c’è chi ne ha approfittato per tentare in tutti i modi di collegare cose avvenute sette anni fa al suo suicidio. È uno spettacolo vergognoso”.