Erba di casa mia: coltivare marijuana sul balcone è legale

Pubblicato il 29 Giugno 2011 - 09:17| Aggiornato il 22 Aprile 2020 OLTRE 6 MESI FA
marijuana

Foto Lapresse

ROMA – Migliaia di italiani già lo fanno di nascosto, adesso coltivare marijuana sul balcone si può: una sentenza della Cassazione ha sdoganato il “pollice verde” di tantissimi consumatori di cannabis. Secondo i giudici della Cassazione, la coltivazione di una piantina di marijuana “non ha alcuna portata offensiva”.

I coltivatori improvvisati di “erba” potranno abbandonare coperture improbabili e serre arrangiate, ed esibire sul terrazzo di caso la loro piantina anche quando germoglia senza preoccuparsi di essere fotografati e scoperti dalle forze dell’ordine.

I giudici della Cassazione hanno respinto il ricorso con il quale il procuratore generale della Corte di Appello di Catanzaro ha protestato contro l’assoluzione di un ragazzo di 23 anni sorpreso con una piantina di “maria” sul balcone della sua abitazione a Scalea (Cosenza). i giudici hanno di fatto ribaltato la giurisprudenza tradizionale, secondo la quale deve essere sempre punita la coltivazione di sostanza stupefacente.

In particolare la Cassazione ha fatto riferimento a un principio giuridico che “sebbene timidamente ha già” fatto capolino nella giurisprudenza di merito e di legittimità, tira in ballo la necessità che il possesso limitato di piante o principi droganti sia in grado di procurare danni.

Dunque, quando la “modestia dell’attività posta in essere” – è scritto nella sentenza – emerge da circostanze oggettive di fatto, come in questo caso la coltivazione di una piantina in un piccolo vaso sul terrazzo di casa con un principio attivo di mg 16, il comportamento dell’imputato deve essere ritenuto del tutto inoffensivo e non punibile anche in presenza di specifiche norme di segno contrario.

In conclusione, ha osservato la Cassazione, non solo non è punibile alcun comportamento non previsto dalla legge come reato, ma non è punibile nemmeno il reato che non procura danni a nessuno: in altre parole “nullum crimen sine lege” ma anche “nullum crimen sine iniuria”.