Mafia: Raffaele Lombardo e il fratello Angelo indagati a Catania

Pubblicato il 29 Marzo 2010 - 09:09 OLTRE 6 MESI FA

Raffaele Lombardo

Il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo è indagato insieme a suo fratello dalla Procura di Catania per concorso esterno in associazione mafiosa. Al centro della vicenda, secondo il Procuratore Salvatore D’Agata, dei contatti tra i fratelli Lombardo e alcuni boss compreso il capo della mafia catanese Vincenzo Aiello, l’uomo che ha preso il posto di Nitto Santapaola.

Oltre ai Lombardo, tra gli indagati anche il deputato dell’Udc Fausto Fagone ed una serie di sindaci ed amministratori locali del Catanese. Tutte persone che, sempre secondo l’accusa, sarebbero arrivate a ricoprire i loro ruoli grazie all'”impegno” sul territorio dei boss.

Aiello è già in carcere da un mese, preso dagli agenti mentre pianificava una guerra contro altre cosche. Secondo gli inquirenti il boss stava studiando un sistema “sicuro” per comunicare con Lombardo che, dopo la nomina  a governatore, avrebbe studiato un “filtro” per evitare di essere sorpreso da intercettazioni telefoniche compromettenti. Il boss e il governatore, quindi, comunicavano soltanto a voce grazie ad un intermediario cui Aiello, che nella rete delle intercettazioni telefoniche c’è finito, spiegava: “Raffaele ha creato un circuito chiuso”.

Non tutte le mosse di Lombardo, però, erano gradite al boss. In un’altra conversazione, infatti, Aiello si lamenta delle scelte del Governatore reo, a suo giudizio, di aver inserito anche alcuni magistrati nella Giunta: “Raffaele ha fatto una “minchiata” a fare questi magistrati assessori, perché questi, anche se lui è convinto che lo faranno, non potranno proteggerlo”.

Nelle tremila cartelle dei faldoni dell’inchiesta il pm sostiene che Aiello, tra le altre cose, aveva messo in moto i suoi per raccogliere i voti per Angelo Lombardo, poi eletto alla Camera dei Deputati. Nei guai, oltre ad Angelo Lombardo, anche il suo autista personale, l’uomo che, secondo l’accusa recapitava i messaggi delle cosche. La vettura di cui si serviva, in una prima fase dell’indagine era stata imbottita di microspie, ma l’autista, dopo averle trovate aveva smesso di parlare in automobile.

Un’altra parte dell’inchiesta si occupa degli “affari” dei fratelli Lombardo e di esponenti politici e funzionari regionali vicini ai due che hanno sostituito gli uomini dell’ex presidente della Regione, Salvatore Cuffaro ( già condannato per favoreggiamento alla mafia), che controllano ormai tutti i punti vitali della spesa pubblica siciliana, dalla Sanità ai finanziamenti europei, alla formazione professionale, al grande business dell’energia alternativa, fino alla gestione dei rifiuti.

Per i fratelli Lombardo la richiesta di arresto non è una prospettiva da escludere. Raffaele non gode dell’immunità parlamentare mentre per Angelo è necessaria l’autorizzazione della Camera dei deputati.

La difesa di Raffaele Lombardo. “È un’accusa che non sta né in cielo né in terra. Non conosco Aiello, e non so chi sia. Posso soltanto ribadire che non ho mai fatto affari con la mafia”. Lo ha affermato il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, commentando la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati per concorso esterno all’associazione mafiosa, assieme al fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa.

Il governatore ha detto di “non avere avuto notificato alcun avviso di garanzia” e di “avere appreso la notizia da un amico che ha letto il giornale” e gli ha telefonato. Il leader del Mpa ha annunciato che adirà “le vie legali” nei confronti di chi lo accusa per “difendersi da queste accuse infamanti e false”. “Non lancio proclami – ha aggiunto Lombardo – e chiedo giustizia agli stessi magistrati presentando un esposto dopo avere letto di cosa mi si accusa”. Sui contatti con Liga, il presidente della Regione Siciliana ribadisce che “sono stati di natura politica” e di “averlo incontrato così come tanti altri hanno fatto”.