Don Cesare Lodeserto condannato a 4 anni: intascò due miliardi di lire

Pubblicato il 25 Novembre 2011 - 19:24 OLTRE 6 MESI FA
Don Cesare Lodeserto

Don Cesare Lodeserto

LECCE, 25 NOV – L’ex direttore del Centro di permanenza temporanea Regina Pacis di San Foca (Lecce), don Cesare Lodeserto, è stato condannato dalla Corte di appello di Lecce a quattro anni di reclusione per peculato. In primo grado, nel marzo del 2006, Lodeserto era stato assolto; l’accusa aveva chiesto la condanna a quattro anni e sei mesi.

Il sacerdote era accusato di aver sottratto, tra il 1998 e il 2000, più di due miliardi di lire destinati dal governo al “Regina Pacis”, impegnato in quegli anni nell’opera di “accoglienza” degli immigrati clandestini.

I soldi, secondo l’accusa, sarebbero finiti sui conti correnti personali di don Cesare e di altre persone a lui vicine. Lodeserto era segretario particolare del defunto ex arcivescovo di Lecce Cosmo Francesco Ruppi.

La sua gestione del Regina Pacis è stata più volte oggetto di inchieste giudiziarie e di processi.

Il 25 maggio 2005 è stato condannato in primo grado a 8 mesi di reclusione per simulazione di reato. Nel 2001 aveva infatti inviato al proprio telefono cellulare – o qualcuno lo fece per lui – un sms contenente minacce di morte con l’intento di evitare la revoca della scorta personale alla quale era sottoposto. Dopo la conferma della condanna in appello, nel 2009 la Corte di Cassazione ha emesso sentenza di assoluzione la formula “il fatto non sussiste”, sulla base del fatto che “non è stata presentata querela”.

Il 22 luglio 2005 Lodeserto è stato condannato a un anno e quattro mesi per violenza privata e lesioni aggravate nei confronti dei 17 immigrati di origine magrebina che il 22 novembre 2002 avevano tentato la fuga dal CPT di San Foca a Lecce. A pag. 27 della sentenza si legge: “E’ emerso chiaramente che, oltre ad aver tenuto condotte illecite direttamente rivolte ai magrebini, Lodeserto abbia assistito alle violenze perpetrate dai suoi sottoposti. Egli non le ha impedite, non le ha inibite e non le ha denunciate poiché non solo le approvava, ma le aveva autonomamente poste in essere, costituendo un esempio negativo per i suoi stessi collaboratori i quali erano, pertanto, implicitamente autorizzati a compiere atti lesivi”.

Nel 2005 è stato arrestato con l’accusa di sequestro di persona e di abuso dei mezzi di correzione. Nell’ambito di questa inchiesta il 26 settembre 2007 è stato condannato con rito abbreviato a 5 anni e 4 mesi e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per sequestro di persona, estorsione e calunnia ai danni degli ospiti del CPT.

Il sacerdote, comunque, non ha scontato la pena, poiché a dicembre dello stesso anno l’allora arcivescovo di Lecce monsignor Ruppi lo ha inviato in missione fidei donum in Moldavia. E’ in corso il processo di appello.