Coronavirus, Atalanta-Valencia a San Siro. Forse lì il contagio Milano-Bergamo si è fatto più grande

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Marzo 2020 - 13:15 OLTRE 6 MESI FA
Atalanta-Valencia di Champions League bomba di contagio Covid: 1 tifoso su 5 ha avuto sintomi

Atalanta-Valencia bomba di contagio Covid: 1 tifoso su 5 ha avuto sintomi (Foto d’archivio Ansa)

ROMA – E se fosse stata una partita di calcio il detonatore che ha fatto esplodere il caso Bergamo e l’aumento esponenziale dei contagi? 

E’ una delle ipotesi che negli ultimi giorni si sta facendo strada all’unità di crisi della Protezione civile, ovvero quella secondo cui Atalanta-Valencia, l’andata degli ottavi di Champions giocata a San Siro lo scorso 19 febbraio davanti a 45mila spettatori, possa essere stato il possibile “focolaio del focolaio” che ha portato la Lombardia e la provincia di Bergamo ad essere tra le zone più colpite dall’epidemia di coronavirus.

Secondo l’infettivologo Francesco Le Foche, responsabile del Day Hospital di immuno-infettivologia del Policlinico Umberto I di Roma è possibile che quella partita sia stata un “importante veicolo di contagio”. Lo dice in una intervista al Corriere dello Sport.

“C’è stata una giustificata enfasi collettiva di una tifoseria appassionata in cui potevano esserci anche asintomatici o febbricitanti – continua il dottore -. Col senno di poi è stata una follia averla giocata a porte aperte ma c’erano ancora molte cose poco chiare: ora è impensabile farlo, difatti è stato bloccato tutto”.

“Quella bergamasca è un’area molto attiva nel mondo degli scambi economici e sociali – ha aggiunto ancora Le Foche -. Un terreno ideale per il virus. Secondo fattore, parliamo antropologicamente di gente da sempre molto operosa, spartana, con una grande cultura del lavoro e una tendenza a sottovalutare e dunque trascurare malesseri che sembrano di stagione. L’albero degli zoccoli di Olmi è la rappresentazione perfetta di questa gente. Aggiungiamo i comportamenti che, specie nei primi giorni, non hanno certo aiutato lo stop del virus”.

Che i contagi da coronavirus fossero presenti già prima della partita nelle due aree intorno a Bergamo e a Valencia è dimostrato dai resoconti. Il 13 febbraio, sei giorni prima della partita, l’epidemia aveva già colpito il sud della Spagna con un uomo nella regione Valenciana morto il 3 marzo e risultato positivo al coronavirus. Il 14 febbraio a Zogno, in provincia di Bergamo, una persona che aveva partecipato alla cena di San Valentino, era risultata positiva. 

Da qui l’ipotesi (probabile) che tra i 2.500 tifosi della squadra di Valencia arrivati a Milano potessero esserci diversi positivi. La concentrazione di poco più di 40 mila tifosi atalantini avrebbe fatto il resto, portando fuori da San Siro il coronavirus. 

Non si può certo imputare solo al calcio, alla scelta di far giocare quella partita a porte aperte, la responsabilità di quanto sta succedendo in Italia. Tuttavia, è evidente come gli eventi di massa possano aver giocato il ruolo di vettore del virus. (fonte CORRIERE DELLO SPORT)