Coronavirus, non è finita. Indice di contagio sopra 1 in Lazio, Lombardia, Emilia Romagna

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 27 Giugno 2020 - 09:44 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus Italia, non è finita. Indice di contagio sopra 1 in Lazio, Lombardia, Emilia Romagna

Coronavirus, non è finita. Indice di contagio sopra 1 in Lazio, Lombardia, Emilia Romagna (Foto d’archivio Ansa)

ROMA – Coronavirus, è ancora presto per abbassare la guardia in Italia. Ci sono tre regioni che nell’ultima settimana hanno fatto registrare un indice di contagio superiore a 1: Lazio, Emilia Romagna e Lombardia.

E, secondo questo dato, il Lazio ha superato per percentuale di contagio la Lombardia e l’Emilia Romagna.

Colpa, probabilmente, dei focolai (o cluster, come si ama ormai dire) delle ultime settimane (soprattutto a Roma).

Che vuol dire questo? Significa che, nonostante le misure di contenimento ancora vigore, in alcune zone il virus si propaga ancora troppo per vedere la fine della pandemia.

Certo, stiamo parlando di statistica e i numeri drammatici del bimestre marzo-aprile sono fortuatamente alle spalle.

Ma il dato evidenziato dall’Iss ha uno scopo preciso: avvertire gli italiani che non è ancora finita.

Il messaggio sottinteso è: va bene allentare le misure, ma senza esagerare. Non siamo ancora tornati ai livelli pre Covid.

Coronavirus: Lazio primo per indice Rt di contagi

Il Lazio guida la lista dei contagi delle regioni italiane, nella settimana dal 15 al 21 giugno.

Secondo il monitoraggio settimanale dell’Istituro Superiore di Sanità (Iss) l’indice Rt è passato a 1,24, più alto di quello della Lombardia che si attesta a 1,01 (era 1,12 nello scorso monitoraggio) e dell’Emilia Romagna anche questo a 1,01. In Lombardia, però i nuovi casi sono 992, mentre nel Lazio si attestano a 80. La Toscana sfiora l’Rt 1 fermandosi a 0.96.

Il monitoraggio è relativo – si legge nella nota di accompagnamento del documento – “alla terza fase di riapertura avvenuta il 3 giugno 2020. Per i tempi che intercorrono tra l’esposizione al patogeno e lo sviluppo di sintomi, la diagnosi e successiva notifica, verosimilmente molti dei casi notificati in questa settimana hanno contratto l’infezione 2-3 settimane prima, ovvero tra la seconda e la terza fase di riapertura (tra il 25 maggio e il 7 giugno 2020). Alcuni dei casi identificati tramite screening, tuttavia, potrebbero aver contratto l’infezione in periodi antecedenti”.

Tra le Regioni più virtuose spicca l’Umbria con l’Rt a 0 e zero nuovi casi, ma c’è anche il Molise con l’Rt a 0,09 e zero nuovi casi e la Valle d’Aosta che ha registrato un Rt pari a 0,18.

Ecco la lista delle regioni italiane e il relativo indice di contagio: Abruzzo 0,42; Basilicata 0,26; Calabria 0,43; Campania 0,21; Emilia Romagna 1,01; Friuli Venezia Giulia 0,69; Lazio 1,24; Liguria 0,76; Lombardia 1,01; Marche 0,86; Molise 0,09; Prov. autonoma di Bolzano 0,4; Piemonte 0,69; Prov. Autonoma di Trento 0,13; Puglia 0,36; Sardegna 0,27; Sicilia 0,83; Toscana 0,96; Umbria 0; Valle d’Aosta 0,18; Veneto 0,81.

Iss: i nuovi focolai ci portino cautela

In quasi tutta Italia sono stati diagnosticati nuovi casi di infezione, riscontro in gran parte dovuto alla intensa attività di screening con identificazione e monitoraggio dei contatti stretti. Tuttavia, la presenza di focolai, anche di una certa rilevanza, mostra come il virus continui ad essere in grado, nelle attuali condizioni, di trasmettersi in modo efficace.

Questo conferma che l’epidemia da SARS-CoV-2 non è affatto conclusa in Italia, questo deve invitare alla cautela. E’ quanto riporta il monitoraggio settimanale del’Iss.

Il quadro generale dell’infezione da Coronavirus in Italia rimane a bassa criticità con una incidenza cumulativa negli ultimi 14 giorni (dall’ 8 al 21 giugno) di 5.98 casi per 100.000 abitanti. In lieve diminuzione i nuovi casi diagnosticati rispetto alla settimana precedente.

In aumento alcune stime dell’indice di contagio Rt, in linea con il lieve aumento dei casi nella scorsa settimana in alcune Regioni dove si sono sviluppati focolai. Persiste l’assenza di segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali.