Coronavirus. Malati in giro a sparger contagio, presi 257. Infetti, lo sanno. Ma cane, spesa…

di Riccardo Galli
Pubblicato il 31 Marzo 2020 - 14:11 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus. Malati in giro a sparger contagio, presi 257. Infetti, lo sanno. Ma cane, spesa...

Coronavirus. Malati in giro a sparger contagio, presi 257. Infetti, lo sanno. Ma cane, spesa… (Foto Ansa)

ROMA – Coronavirus, malati in giro a sparger contagio. Malati che sanno di essere infetti. Infetti e contagiosi. Malati che hanno ricevuto la diagnosi di coronavirus. Malati che quindi sanno di essere contagiosi. Non asintomatici, gente che non sa di avere il virus. Non pauci (poco) sintomatici, gente che ha ricevuto tampone e diagnosi e quindi può essere nel dubbio. No, malati con diagnosi, con certezza e nozione di essere malati e contagiosi. E che vanno in giro a portare il cane ai suoi bisogni (a “pisciare il cane” come pare abbia detto uno di loro) o a fare la spesa.

In soli tre giorni, dal 26 al 29 marzo di questi…difficile definirli ne sono stati fermati, individuati, denunciati 257. Una cifra enorme, cifra la cui enormità può essere occultata dai centomila e passa contagiati con diagnosi, dai diecimila e passa morti, dal forse milione di contagiati e non rilevati. Ma attenzione, 257 malati che sanno di essere tali e se ne vanno in giro a sparger contagio è una cifra gigantesca sulla scala che misura quanto si è capaci di fregarsene del prossimo, quanto si è capaci di estendere l’unica legge riconosciuta: la soddisfazione, in questo caso peggio che animalesca, dei propri bisogni.

Duecentocinquanta sette in tre giorni. Quelli presi, fermati, individuati. E poiché ogni setaccio, ogni controllo, neanche i più severi e a maglie più strette, intercettano tutti, è lecita una proiezione statistica: se i fermati 257, ad andarsene in giro a spargere consapevolmente contagio sono stati di più. Quanti? Trecento, trecentocinquanta, cinquecento? Certo più di 257, questa è la cifra sono di quelli incappati nei controlli.

Centinaia dunque, centinaia su circa quarantamila. A tanti, circa quarantamila, ammontano gli italiani con diagnosi di coronavirus  che devono stare a casa in quarantena. Le Forze dell’Ordine per aver individuato come affetti da coronavirus quei 257 non possono che aver controllato l’elenco dei quarantamila in quarantena obbligatoria. Centinaia su quarantamila è un sacco di gente. Un sacco di gente che sa di essere malata e però mette il suo cane, la sua spesa, la sua passeggiata sopra e prima la pelle degli altri.

Centinaia, non ce ne dovrebbe essere neanche uno. O forse uno, cinque, dieci. Da ascrivere ad instabilità mentale o giù di lì. Magari qualche decina di incapaci letteralmente di intendere. Rare eccezioni all’umano, all’umano dotato di una minima empatia con il prossimo, quel minimo che impone di non attentare alla sua vita, alla vita del prossimo per farsi due passi. Ma centinaia non sono eccezioni, centinaia sono un modo di agire. Di piccola minoranza, ma di minoranza che sa quel che fa.

A questa minoranza, qualora dovesse la sua malattia evolvere in ricovero ospedaliero (nessuno lo augura loro) e qualora il ricovero ospedaliero dovesse disgraziatamente evolvere in necessità di terapia intensiva, un onesto, corretto, giusto e umano triage quale posto riserverebbe nella fila per avere l’ossigeno per salvarsi?