Coronavirus, Mattia intubato a 18 anni. L’ultimo messaggio alla mamma: “Non ti lascio, lotterò per te”

di redazione Blitz
Pubblicato il 27 Marzo 2020 - 10:44 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus, Mattia intubato a 18 anni. L'ultimo messaggio alla mamma: "Non ti lascio, lotterò per te"

Coronavirus, Mattia intubato a 18 anni. L’ultimo messaggio alla mamma: “Non ti lascio, lotterò per te” (Foto archivio Ansa)

CREMONA  –  “Mamma non ti lascio, lotterò per te”. Capita anche questo ai tempi del coronavirus. Capita che un ragazzo di 18 anni appena compiuti rassicuri la mamma dal letto di terapia intensiva prima di essere intubato. Succede a Cremona, una delle zone focolaio dell’epidemia di Covid-19 in Italia. 

“Aspetto che squilli il telefono, generalmente la sera: è il mio bollettino – ha raccontato la mamma di Andrea, Ombretta, al Corriere della Sera -. Poi riattacco e spero che non suoni più: significherebbe un peggioramento”.

Lo scorso 16 marzo Mattia aveva la febbre. La madre l’ha portato al pronto soccorso e la diagnosi è stata di polmonite da coronavirus. “Il medico ha detto che l’avrebbero curato a casa”, ha raccontato la madre al Corriere, ma alcuni giorni dopo sono arrivate le prime crisi respiratorie. A quel punto Mattia è stato ricoverato. 

Oggi si trova in coma farmacologico all’ospedale di Cremona, il più giovane del reparto di terapia intensiva. Quelle parole sono le ultime che Mattia ha rivolto alla madre prima di essere intubato. Un messaggio su WhatsApp: “Tra poco mi intubano. Stai tranquilla, non ti lascerò sola. Ti amo, mamma, lotterò per te, Davide e Anastasia. Devo andare”.

Davide è il compagno della madre, Anastasia è la sorellina mai nata, morta cinque anni fa durante il parto. Le condizioni di Mattia sono “stabili ma sempre gravi – racconta Ombretta – Ho fatto un patto con le infermiere allora: vanno da lui, me lo accarezzano e gli dicono che quella è la carezza della mamma. Faccio i mestieri in casa, mi fermo, guardo l’orologio: il tempo non passa mai. Non mi capacito di nulla, ma ho fiducia nei medici. Bisogna essere lucidi e non crollare, come mi ha chiesto in quel messaggio – ammette Ombretta -. Chissà se Mattia se lo ricorda: quando aveva tre anni e io trenta, mi sono ammalata di cancro. Era nel passeggino quando mi hanno operata d’urgenza. Dopo due mesi ho potuto dire a tutti che avevo vinto io. La forza era la stessa. Ora i ruoli sono invertiti: è una mamma ad aspettare suo figlio a casa. Gli abbiamo fatto il diciottesimo, festeggeremo anche questa vittoria”. (Fonte: Corriere della Sera)