Coronavirus, Nicola Porro contro il sindaco di Abetone: “Quel fascistello…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Aprile 2020 - 13:16 OLTRE 6 MESI FA
Porro, Stasera Italia

Coronavirus, Nicola Porro contro il sindaco di Abetone: “Quel fascistello…”

ROMA – Nicola Porro se la prende con il sindaco di un piccolo comune in provincia di Pistoia: Abetone. Ma perché? Lo spiega lo stesso Porro.

Diego Petrucci, il sindaco di Abetone, avrebbe, dice Porro, invocato le manette per le posizioni prese dal giornalista contro la gestione del governo dell’emergenza coronavirus. Quel coronavirus, tra l’altro, che Porro si è beccato in prima persona “toccando con mano” le inefficienze del sistema.

Insomma, spiega Porro,  il sindaco toscano si iscrive al partito di quelli che “è vietato criticare Giuseppe Conte“, un partito sempre più folto e spalleggiato da innumerevoli organi di stampa. E Nicola Porro, nella sua consueta Zuppa di Porro, quella di giovedì 2 aprile, ha deciso di rispondere al fuoco del sindaco: “Quel sindaco fascistello che vorrebbe arrestarmi. La ragione? Solo perché non la penso come lui…”.

Coronavirus in Italia, il punto della situazione.

Con la curva dei contagi che resta ferma sul ‘plateau’ indicato dagli scienziati e l’incremento del numero delle vittime che si è dimezzato in una settimana ma resta comunque, come dice il premier Giuseppe Conte, “una ferita che non potremo mai sanare”, il governo prolunga la serrata dell’Italia fino al 13 aprile, il giorno di Pasquetta.

“Non bisogna abbassare la guardia” ripetono sia il presidente del Consiglio sia il ministro della Salute Roberto Speranza sapendo bene qual è l’indicazione che arriva dagli esperti: mantenere rigide le misure di contenimento e il distanziamento sociale per evitare che i risultati ottenuti vengano vanificati e il virus riprenda la sua folle corsa, soprattutto nelle regioni del Sud. “Se iniziassimo ad allentare le misure, tutti gli sforzi sarebbero vani, pagheremmo un prezzo altissimo e saremmo costretti a ripartire di nuovo”, dice Conte”. Dunque, disagi e sacrifici devono proseguire. Fino a quando? “Non siamo nelle condizioni di dire – afferma il premier – che il 14 aprile allenteremo le misure restrittive. Quando gli esperti ce lo diranno, entreremo nella fase 2 di allentamento graduale”, una fase che sarà “di convivenza con il virus”; “per poi passare alla fase 3 di uscita dall’emergenza e di ripristino delle normalità lavorative, sociali, della ricostruzione e del rilancio”. 

La curva del contagio, intanto, continua a rallentare, tanto che rispetto ad una settimana fa l’incremento totale dei contagiati è passato dal 7,53 al 4,52% e quello degli attuali positivi dal 6,28% al 3,78%. Un discorso che vale anche per le terapie intensive e per le vittime: l’incremento delle prime è sceso dal 2,74% allo 0,30% e quello dei morti da 10,01% a 5,85%.

Ma i numeri assoluti restano comunque impressionanti: 80.572 persone attualmente malate, di cui oltre 28mila in ospedale, 4.035 nelle terapie intensive, 13.155 vittime, con un incremento in un solo giorno di altre 727 persone. E se non bastasse ci sono anche i dati dell’Istat a confermare le dimensioni della catastrofe: a marzo, dice l’Istituto di statistica, sono raddoppiati i decessi al nord rispetto alla media 2015-2019; a Bergamo l’incremento è del 337%; a Brescia, Piacenza e Pesaro oltre il 200%. 

Fonte: Ansa.