Coronavirus, test negativo possibile anche dopo la infezione

di redazione Blitz
Pubblicato il 21 Febbraio 2020 - 16:44 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus, test negativo possibile anche dopo la infezione

Coronavirus, test negativo possibile anche dopo la infezione (Foto Ansa)

ROMA  –  È possibile essere negativi al test da coronavirus anche dopo avere avuto un’infezione da SarsCoV2, o Covid 19. Lo ha spiegato Giorgio Palù, ordinario di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova, dopo il caso del dipendente della Mae di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza) attualmente isolato nell’ospedale Sacco di Milano, risultato negativo al tampone. Ci sono diversi motivi per i quali questo può accadere e al momento non ci sono elementi sufficienti per preferire un’ipotesi a un’altra, dice l’esperto.

“Come tutti i test, anche quello per il coronavirus è suscettibile al prelievo”, dipende cioè dal punto in cui è stato fatto il prelievo con il tampone, per esempio se dalla gola o dal naso. “E’ possibile che l’infezione sia passata dalle vie aeree superficiali a quelle profonde”, ha osservato l’esperto.

Le ipotesi in campo sono comunque diverse e al momento non ci sono elementi per decidere quale sia la più valida. Non si può quindi escludere che “quando l’uomo ha fatto il test non aveva più virus rilevabile”, o che il contagio sia avvenuto dopo un contatto con un’altra persona o ancora in modo indiretto, per contato con oggetti esposti al virus.

Anche uno studio cinese ha indicato che la quantità di coronavirus presente nel naso e nella gola dei pazienti asintomatici può raggiungere livelli paragonabili a quelli dei malati con sintomi, rendendoli potenzialmente infettivi. I risultati, pubblicati in una lettera al New England of Medicine, dimostrano che la quantità di virus raggiunge il picco subito dopo la comparsa dei primi sintomi, con livelli più alti nel naso che in gola.

Lo studio ha preso in esame 18 persone, 9 uomini e 9 donne, di età compresa fra i 26 e i 76 anni (età media 59 anni): quattro sono casi di trasmissione secondaria, di cui uno totalmente asintomatico. Per ogni paziente, le autorità sanitarie hanno rilevato la quantità di virus (carica virale) presente nel naso e nella gola eseguendo tamponi in vari giorni successivi alla comparsa dei sintomi. Per il soggetto asintomatico è stato fatto lo stesso, calcolando i giorni a partire dal contatto con un soggetto infetto.

“L’analisi di questi dati ha dimostrato come la quantità di virus raggiunge il picco subito dopo la comparsa dei primi sintomi, con livelli più alti nel naso rispetto alla gola”, spiega il virologo Roberto Burioni con il collega Nicasio Mancini sul sito Medical facts. “I pazienti stanno ancora relativamente bene, ma hanno già livelli elevati di virus nelle prime vie respiratorie. Questo dato è drammaticamente diverso rispetto a quanti si osservava con la Sars, in cui il picco virale era raggiunto 10 giorni dopo la comparsa dei sintomi, quando il paziente stava già molto male o, nei casi più gravi, addirittura in rianimazione. E di conseguenza non poteva trasmettere l’infezione, se non a chi lo stava curando”.

L’altro elemento importante che emerge dallo studio è la facilità con cui coronavirus si moltiplica anche nelle persone senza sintomi, risultando presente in quantità nelle mucose di naso e gola. “Una carica elevata di virus significa che una maggiore quantità di virus può, attraverso il muco o la saliva, raggiungere un individuo sano, ovvero che è più alta la possibilità di infettarlo”, spiegano gli esperti. “Questa probabilità è resa ancora maggiore dal fatto che livelli così alti sono raggiunti quando il soggetto infettato sta ancora relativamente bene (o addirittura non ha sintomi), ed è quindi ancora in contatto con gli altri, con il resto della società. Lo ripetiamo, quindi: questo studio dimostra senza ombra di dubbio che anche chi non ha sintomi può trasmettere l’infezione”. (Fonte: Ansa)