ROMA – Coronavirus nei testicoli, questa forse la migliore di giornata. O forse no, forse la migliore per sfrenata fantasia unita in matrimonio d’amore con profonda ingenuità, è quella di coronavirus nel mare.
Coronavirus nel mare, quale mattacchione da social se l’è inventata sotto la doccia pensando a fare like oppure se l’è sognata di notte in incubo da troppo cibo di questi tempi?
No, nessun mattacchione da social, quella del coronavirus nel mare è stata domanda di giornalista con patente da giornalista alla conferenza stampa appuntamento nazionale delle 18 e qualcosa.
Quella dove si dovrebbe domandare e informare sapendo quel che si dice, pensando a ciò che si dice e non dicendo quel che si orecchia.
Coronavirus nel mare, chi doveva rispondere ha faticato a trattenere un sorriso non solo di comprensione ma anche di compatimento verso l’interrogante.
Veto è che non siamo virologi, ma un’ideuzza del rapporto quantitativo tra acque marine, il loro movimento, ricambio e la sopravvivenza e replicazione dei virus, magari applicando qualche elementare nozione di scienza (ma anche di logica e di analisi grammaticale) della lontana scuola?
Coronavirus nel mare, chi lo domanda ha una vaga idea di quanti e cosa possa esserci nell’acqua di mare senza che bagnarsi infetti?
Coronavirus nell’acqua è stata, di giornata, la sorella gemella o la madre di coronavirus nel mare. Ecco la notizia!
Tracce di rna di coronavirus trovate a Parigi nelle acque reflue, insomma quelle di scolo. Va bene, non siamo tenuti a sapere che rna non corrisponde a virus intero e vivo (ma davvero non siamo mai tenuti a sapere niente?).
Quindi rna di coronavirus (tracce) nelle acque reflue non vuol dire, non è coronavirus nell’acqua. Sì, va bene, ma quel rna o quel che sia, chi ce l’ha messo, come è arrivato?
Chi così incalza alla scoperta dello scoop di giornata non ha perso tempo a pensare a quel che sempre c’è nelle acque reflue, niente meno che le deiezioni umane. Anche i contagiati vanno al bagno…incredibile!
Coronavirus nei testicoli, ce l’eravamo dimenticata: ecco spiegato perché muoiono più maschi che femmine, finalmente.
D’altra parte era evidente, bastava pensarci: coronavirus era già stato segnalato sotto la suola delle scarpe, da lì ai testicoli è risalita diretta.
Malandrino e insinuante questo coronavirus e anche irrispettoso: va a nascondersi e immagazzinarsi in quelli che il maschio ama chiamare i suoi “gioielli”.
Coronavirus nell’acqua reflua, quindi nell’acqua che va a mare (qualcuno ha domandato anche dei depuratori!), quindi nell’acqua che va a far pioggia…perché no?
Coronavirus anche nella pioggia. D’altra parte era già stato segnalato nell’aria. A prenderle sul serio queste robe (neanche definirle fake, difficile definirle) non resterebbe che arrendersi. Nell’aria, nell’acqua…saremmo tutti già contagiati da un pezzo.
Coronavirus ovunque nelle indefinibili di giornata e di settimana. Ovunque tranne che nella futuribile app detta Immuni. Subito saltata l’idea di renderla se non obbligatoria di fatto obbligata.
Si era per un momento pensato ad un: senza app di casa esci ma in molti posti non entri. Idea sensata e anche condizione necessaria per renderla utile la app. Niente, idea subito sacrificata alla mitologica privacy.
La app Immuni Italia resterà, quando mai sarà, assolutamente volontaria. Quindi inutile perché scaricata da una quota troppo bassa di popolazione. App Immuni dovrebbe segnalare i nuovi casi, i loro movimenti e contatti.
Quindi se non obbligata serve a poco. Ma forse c’è una riduzione del danno: i 74 della commissione app non hanno ancora finito e altre autorità passeranno l’app al loro vaglio, forse app Immuni arriverà troppo tardi per non servire a niente.