Coronavirus, un metro più in là e scusi l’asocialità. Italia, io speriamo che me la cavo

di Lucio Fero
Pubblicato il 3 Marzo 2020 - 08:32 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus in Italia, un metro più in là e scusi l'asocialità. Italia, io speriamo che me la cavo

Coronavirus, un metro più in là e scusi l’asocialità. Italia, io speriamo che me la cavo (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Coronavirus, un metro più in là, anche un metro e mezzo. Il caldo consiglio dei medici, trascritto nelle ordinanze e ripetuto dalle tv. Zingaretti, stavolta come Governatore del Lazio, di fronte al comparire di contagi anche nella sua Regione, ha tradotto: cambiare abitudini per due, tre settimane, non abbracciarsi, non darsi la mano, stare staccati l’uno dall’altro…

Dunque un metro più in là e scusi l’asocialità. Non è dato ancora sapere e misurare quanto in concreto gli italiani cominciano e continueranno (se pur cominceranno) a vivere un metro più in là. Tra il dire e il fare…Non è mica facile, pensateci. Staccati l’uno dall’altro di un metro, un metro e mezzo sul bus, in metro, in treno, al bar? Fatti, si faccia un metro più in là alla cassa del supermercato? In ascensore? In fila alle Poste? 

Non è per nulla facile ma pare sia, alla fin fine, l’unica o quasi quella di farsi reciprocamente più in là. L’altra ancora più drastica: il consiglio/appello a chi ha più di 65 anni di starsene a casa, il più possibile. Per due, tre settimane. Anche questo facile a dirsi, A casa? Per venti giorni? Uscire solo per procurarsi il cibo o giù di lì? Farlo fare a milioni di persone.

Dice: non proprio milioni perché il consiglio/appello riguarda solo le città e le Regioni del Nord, la Lombardia, il Veneto, l’Emilia. Questa del coronavirus a Nord c’è e al Centro e al Sud no è una novella consolatoria. Poiché i cittadini italiani possono viaggiare e muoversi in tutto il paese, coronavirus può viaggiare e muoversi con loro. Ora giustamente epidemiologia ci dice che al Nord dove è comparso circa dieci giorni fa tra una settimana circa sapremo se si è fermato o ha rallentato. Le misure anti contatti, e quindi anti contagio (scuole, palestre, cinema…) hanno bisogno di almeno due settimane per funzionare. Almeno 15 giorni, se funzionano. Si può sperare: ieri il numero di nuovi contagiati era in assoluto alto ma relativamente in calo.

Nulla vieta però che covino o spuntino nuovi focolai. Esaminare questa possibilità come concreta non è fare uccello del malaugurio, è solo osservare come la Cina ha fermato e ridotto il contagio. Coronavirus in Cina è in attenuazione ma, fatte le proporzioni, il blocco di movimenti e attività imposto in Cina è stato ben più stringente e vasto di quello che pur già sta stretto all’Italia.

C’è infatti un drammatico bivio e qualunque strada si imbocca il cammino non è per nulla senza costo. Contenere coronavirus limitando contatti, spostamenti e attività costa moltissimo, ha altissimo prezzo in termini di blocco economico. Trovare un punto medio tra risposta all’epidemia e protezione delle attività economiche è cosa molto difficile. Non alla portata di un ceto politico incapace di fare altro che non sia campagna elettorale e consultare sondaggi. Non alla portata dei gruppi di interesse sia nella forma di comunità sia nelle forma di cosiddette parti sociali.

Si fa quindi con qualche esitazione e poi con qualche slancio e poi esitando e poi tuffandosi un po’ l’uno e un po’ l’altro: si chiude ma si riapre un po’, si blocca ma solo fino a là…La strategia di fondo di politica e società è…io speriamo che me la cavo.