Coronavirus, zona rossa nel Lodigiano: posti di blocco, non si entra e non si esce

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Febbraio 2020 - 21:00| Aggiornato il 24 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus, zona rossa nel Lodigiano: posti di blocco, non si entra e non si esce

Coronavirus, zona rossa nel Lodigiano: posti di blocco, non si entra e non si esce (foto ANSA)

ROMA – Un’altra giornata campale, come se ci fosse la “guerra”, per gli abitanti della “zona rossa” del Lodigiano dove a metà pomeriggio di oggi, 23 febbraio, sono scattate le misure straordinarie adottate dal Governo per contenere i contagi da Coronavirus e stendere una sorta di cintura di protezione attorno ai comuni interessati dal virus che oggi ha fatto registrare una terza vittima, una donna ricoverata in oncologia all’ospedale di Crema e risultata positiva.

Nei dieci comuni interessati in Provincia di Lodi, ai confini con l’Emilia Romagna, in parecchi hanno preso d’assalto i pochi ipermercati aperti, in particolare a Casalpusterlengo che, dopo la visita di routine dei dipendenti, hanno aperto i battenti.

Lunghe file di persone per via degli ingressi a scaglioni: 10 alla volta, per fare le scorte di cibo e acqua e di generi di prima necessità, alcuni dei quali già di mattina in via di esaurimento.

“Sembra di essere in guerra – racconta un uomo che vive lì – Siamo fermi, i negozi e i locali sono chiusi, e solo i supermercati”, i tre o quattro nei dintorni, “sono aperti qualche ora. Entriamo scaglionati, ma qui carne non ce n’è più e non sanno quando arriverà, perché tutto arriva da fuori”.

“Mio figlio andava a scuola con il ragazzo della Valtellina risultato positivo al coronavirus – ha aggiunto non negando di aspettarsi che tutta la classe venga sottoposta al tampone -.
Sono preoccupato, non per me ma per i miei figli. La gente ha paura – ha proseguito -: sui cellulari si diffondono continue notizie di malati, vengono segnalati ogni 10 minuti. Adesso vediamo cosa faranno. Il 112 risponde ma fino ad un certo punto”.

“E’ dura. E’ dura non uscire di casa. E’ dura fare la spesa perché ci sono tutte queste file e perché la maggior parte dei supermercati sono chiusi. Siamo proprio blindati”, ha raccontato una signora anche lei in coda con il marito per la spesa. “Noi abitiamo a Somaglia e qui ci sono due casi. Abbiamo paura perché sono persone che frequentano gli stessi bar dove va la maggior parte dei cittadini. Noi speriamo sempre che non ci siano nuovi casi, ma i casi aumentano e aumenta anche la paura”.

Comunque, fino a metà pomeriggio, nessun blocco ma solo presidi delle forze dell’ordine, 24 ore al giorno, nei 35 varchi attorno la zona rossa. Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e Protezione Civile nelle piazzole o ai bordi delle strade. 500 uomini, dieci per turno ad ogni varco. Infatti attorno alle 14.30 Francesco Passerini, sindaco di Codogno, ha spiegato che si era ancora in attesa della pubblicazione del decreto del Governo “annunciato 14 ore fa. Quel che è in vigore attualmente è la direttiva Speranza-Fontana, quindi solo pattuglie per strada”.

Effettivamente si poteva girare tranquillamente nella zona come tranquillamente nel pomeriggio la gente stava per strada, all’aperto, alcuni a camminare tra i campi altri a fare jogging o semplicemente a prendere una boccata d’aria. Poi attorno alle 17 veri e propri posti di blocco: chi è entrato nella cintura di protezione non può più uscire e chi è uscito non può più entrare. E’ il cordone di sicurezza disposto da Roma. (fonte ANSA)