Tangenti dall’Azerbaijan, per Luca Volonté non vale immunità

di redazione Blitz
Pubblicato il 25 Luglio 2017 - 05:21 OLTRE 6 MESI FA
Tangenti dall'Azerbaijan, per Luca Volonté non vale immunità

Tangenti dall’Azerbaijan, per Luca Volonté non vale immunità

ROMA – Sì della Cassazione al ricorso della procura di Milano contro il proscioglimento dall’accusa di corruzione dell’ex deputato dell’Udc Luca Volonté, per una presunta tangente da 2 milioni 390 mila euro in cambio del suo sostegno al governo azero. La Cassazione ha annullato senza rinvio il provvedimento con il quale il giudice dell’udienza preliminare, il 27 gennaio 2017, aveva decretato il non luogo a procedere in virtù dell’immunità accordata ai parlamentari italiani, estesa sulla base di una convenzione con il Consiglio d’Europa anche al loro mandato in sede internazionale.

Volontè, in base alla decisione della Suprema Corte, dovrà tornare davanti al gup di Milano, senza poter opporre alcuna immunità. Infatti, secondo la Cassazione (sesta sezione penale, sentenza n. 36769 relativa all’udienza dell’8 giugno), “l’immunità prevista dall’articolo 68 primo comma della Costituzione non preclude la perseguibilità del reato di corruzione per esercizio della funzione in relazione all’attività del membro del parlamento”.

Il reato, riformulato con la legge Severino, all’articolo 318 punisce i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio che stipulano un accordo per l’esercizio delle funzioni in cambio della promessa o della dazione di “una indebita utilità”. E non può esonerare i parlamentari, perché il giudice penale – spiega la Cassazione – non è chiamato a sindacare sulla liceità dell’atto eventualmente da compiere ma, appunto, sull’indebita utilità.

Secondo l’accusa, Volonté, in cambio della remunerazione, avrebbe assicurato il proprio sostegno alle posizioni politiche dell’Azerbaijan e compiuto “attività politica volta ad orientare le votazioni del proprio gruppo parlamentare in senso contrario all’approvazione del cosiddetto rapporto Straesser avente ad oggetto le condizioni dei prigionieri politici in Azerbaijan”, così violando “i doveri di fedeltà, correttezza ed onestà”.

Il ricorso della procura di Milano, riportato nella sentenza della Cassazione, sottolinea che “le indagini hanno accertato l’esistenza di due accrediti del 27 dicembre 2012 e del 19 marzo 2013, per una somma complessiva di 400.000 euro” in favore di una società nella quale l’imputato era amministratore unico e la moglie socia al 100%, nonché ulteriori bonifici per oltre 1,2 milioni versati sui conti della Fondazione Novae Terrae, della quale Volonté era rappresentante legale.

L’analisi delle mail di Volonté e del suo commercialista avrebbero evidenziato come tali erogazioni economiche sarebbero riconducibili a conti “alimentati in buona parte dal denaro proveniente da società pubbliche dell’Azerbaijan operanti nel settore della telefonia”. Gli avvocati di Volonté contestano però in una memoria che non vi sono “fatti indicatori dell’asservimento”, data l’assenza di contraddittorio in proposito.

Parallelamente all’inchiesta milanese, il Consiglio d’Europa ha avviato un’inchiesta indipendente per verificare le denunce di corruzione fatte da diverse Ong sin dal 2012 nei confronti di ex e attuali membri dell’Assemblea parlamentare. Un rapporto sarà presentato entro fine anno.